domenica 15 settembre 2013

Io Poliomielitico in balia di assistenti incompetenti

John Fischetti scrive...
L'Emilia Romagna, la Lombardia e la Campania, per motivi diversi, sono le Regioni più riottose ad applicare la legge 162 del 1998 laddove parla di vita indipendente e di assistenza indiretta (cioè l'ente pubblico eroga il denaro e la persona con disabilità assume uno o più assistenti di sua scelta, con un contratto concordato, con mansioni concordate, con orari concordati). In Emilia Romagna a farla da padroni sono le cooperative rosse collegate al PD, in Lombardia quelle bianche collegate a CL. In Campania non credo occorra dire di più... Sono tutti convinti di dare un buon servizio e invece sono solo degli sfruttatori delle persone con disabilità che si prendono il denaro a loro destinato e danno in cambio un servizio pessimo e a volte criminale. Una svolta è possibile però, anche dal punto i vista giuridico. L'Italia ha ratificato la Convenzione dell'ONU sui diritti delle persone con disabilità. L'Italia ha una legge, la 67 del 2006 che punisce ogni forma di discriminazione attiva e passiva. Inoltre è in fase di dibattimento una causa presso la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo a Strasburgo, promossa da Ida Sala. Ci sono fronti possibili e strumenti che dovremmo iniziare ad imparare a usare. Il mugugno serve a poco. http://www.pianetabile.it/default.asp?id=743

Futuro sostenibile: lavoro, terra e denaro non sono merci


 

Futuro sostenibile: lavoro, terra e denaro non sono m

Lavoro, terra e denaro: tre cose che, se diventano “merce”, decretano la fine del sistema sociale ed economico. Difatti, eccoci qua: globalizzazione, delocalizzazione delle produzioni, precarizzazione del lavoro, diseguaglianze crescenti, finanziarizzazione del comando capitalistico. Debito, pubblico e privato, come strumento di imbrigliamento della società, della politica e del lavoro. E poi guerre, crisi e insicurezza come condizione umana permanente. Fino a quarant’anni fa i meccanismi portanti dell’accumulazione del capitale erano stati il mito dello sviluppo economico e la crescita di salari, consumi e welfare: una sintesi di fordismo e politiche keynesiane governata con la continua espansione della spesa pubblica e l’intervento dello Stato nell’economia. Non era un mondo perfetto, come provvide a ricordare la grande contestazione del ’68. E oggi? Stiamo ancora peggio. E siamo alla vigilia di un nuovo, clamoroso cambio di paradigma: sarà valido soltanto ciò che potrà essere sostenibile.





http://www.libreidee.org/2013/04/futuro-sostenibile-lavoro-terra-e-denaro-non-sono-merci/

Marx, La forza_lavoro come merce

Marx, La forza_lavoro come merce

Dopo aver fornito una definizione della forza-lavoro, Marx mette in evidenza le condizioni in cui avviene l’incontro tra la forza-lavoro stessa ed il capitalista.

K. Marx, Il capitale

Per forza-lavoro o capacità di lavoro intendiamo l’insieme delle attitudini fisiche e intellettuali che esistono nella corporeità, ossia nella personalità vivente d’un uomo, e che egli mette in movimento ogni volta che produce valori d’uso di qualsiasi genere.
Tuttavia, affinché il possessore di denaro incontri sul mercato la forza-lavoro come merce debbono essere soddisfatte diverse condizioni. In sé e per sé, lo scambio delle merci non include altri rapporti di dipendenza fuori di quelli derivanti dalla sua propria natura. Se si parte da questo presupposto, la forza-lavoro come merce può apparire sul mercato soltanto in quanto e perché viene offerta o venduta come merce dal proprio possessore, dalla persona della quale essa è la forza lavoro. Affinché il possessore della forza-lavoro la venda come merce, egli deve poterne disporre, quindi essere libero proprietario della propria capacità di lavoro, della propria persona. Egli si incontra sul mercato con il possessore di denaro e i due entrano in rapporto reciproco come possessori di merci, di pari diritti, distinti solo per essere l’uno compratore, l’altro venditore, persone dunque giuridicamente eguali. La continuazione di questo rapporto esige che il proprietario della forza-lavoro la venda sempre e soltanto per un tempo determinato; poiché se la vende in blocco, una volta per tutte, vende se stesso, si trasforma da libero in schiavo, da possessore di merce in merce. Il proprietario di forza-lavoro, quale persona, deve riferirsi costantemente alla propria forza-lavoro come a sua proprietà, quindi come a sua propria merce; e può farlo solo in quanto la mette a disposizione del compratore ossia gliela lascia per il consumo, sempre e soltanto, transitoriamente, per un periodo determinato di tempo, e dunque, mediante l’alienazione di essa, non rinuncia alla sua proprietà su di essa.
La seconda condizione essenziale, affinché il possessore del denaro trovi la forza-lavoro sul mercato come merce, è che il possessore di questa non abbia la possibilità di vendere merci nelle quali si sia oggettivato il suo lavoro, ma anzi, sia costretto a mettere in vendita, come merce, la sua stessa forza-lavoro, che esiste soltanto nella sua corporeità vivente.
Affinché qualcuno venda merci distinte dalla propria forza-lavoro, deve, com’è ovvio, possedere mezzi di produzione, p. es. materie prime, strumenti di lavoro, ecc. Non può fare stivali senza cuoio. Inoltre, ha bisogno di mezzi di sussistenza. Nessuno, neppure un musicista avvenirista, può campare dei prodotti avvenire, quindi neppure di valori d’uso la cui produzione è ancora incompleta; l’uomo è costretto ancora a consumare, giorno per giorno, prima di produrre e mentre produce, come il primo giorno della sua comparsa sulla scena della terra. Se i prodotti vengono prodotti come merci, debbono essere venduti dopo essere stati prodotti e possono soddisfare i bisogni del produttore soltanto dopo la vendita. Al tempo della produzione s’aggiunge il tempo necessario per la vendita.
Dunque, per trasformare il denaro in capitale il possessore di denaro deve trovare sul mercato delle merci il lavoratore libero; libero nel duplice senso che disponga della propria forza lavorativa come propria merce, nella sua qualità di libera persona, e che, d’altra parte, non abbia da vendere altre merci, che sia privo ed esente, libero di tutte le cose necessarie per la realizzazione della sua forza-lavoro.
Per il possessore di denaro, che trova il mercato del lavoro come sezione particolare del mercato delle merci, non ha alcun interesse il problema del perché quel libero lavoratore gli si presenti nella sfera della circolazione. E per il momento non ha interesse neppure per noi. Noi teniamo fermo, sul piano teorico, al dato di fatto, come fa il possessore di denaro sul piano pratico. Una cosa è evidente, però. La natura non produce da una parte possessori di denaro o di merci e dall’altra puri e semplici possessori della propria forza lavorativa. Questo rapporto non è un rapporto risultante dalla storia naturale e neppure un rapporto sociale che sia comune a tutti i periodi della storia. Esso stesso è evidentemente il risultato d’uno svolgimento storico precedente, il prodotto di molti rivolgimenti economici, del tramonto di tutta una serie di formazioni piú antiche della produzione sociale.
[...]
Ormai dobbiamo considerare piú da vicino quella merce peculiare che è la forza-lavoro. Essa ha un valore, come tutte le altre merci. Come viene determinato?
Il valore della forza-lavoro, come quello di ogni altra merce, è determinato dal tempo di lavoro necessario alla produzione e, quindi anche alla riproduzione, di questo articolo specifico. In quanto valore, anche la forza-lavoro rappresenta soltanto una quantità determinata di lavoro sociale medio oggettivato in essa. La forza-lavoro esiste soltanto come attitudine naturale dell’individuo vivente. Quindi la produzione di essa presuppone l’esistenza dell’individuo. Data l’esistenza dell’individuo, la produzione della forza-lavoro consiste nella riproduzione, ossia nella conservazione di esso. Per la propria conservazione l’individuo vivente ha bisogno di una certa somma di mezzi di sussistenza. Dunque il tempo di lavoro necessario per la produzione della forza-lavoro si risolve nel tempo di lavoro necessario per la produzione di quei mezzi di sussistenza; ossia. il valore della forza-lavoro è il valore dei mezzi di sussistenza necessari per la conservazione del possessore della forza-lavoro. Però, la forza-lavoro si realizza soltanto per mezzo della sua estrinsecazione, si attua soltanto nel lavoro. Ma nell’attuazione della forza-lavoro, nel lavoro, si ha dispendio di una certa quantità di muscoli, nervi, cervello, ecc. umani, la quale deve a sua volta esser reintegrata. Questo aumento d’uscita esige un aumento d’entrata. Se il proprietario di forza-lavoro ha lavorato oggi, deve esser in grado di ripetere domani lo stesso processo, nelle stesse condizioni di forza e salute. La somma dei mezzi di sussistenza deve dunque essere sufficiente a conservare l’individuo che lavora nella sua normale vita, come individuo che lavora. I bisogni naturali, come nutrimento, vestiario, riscaldamento, alloggio ecc., sono differenti di volta in volta a seconda delle peculiarità climatiche e delle altre peculiarità naturali dei vari paesi. D’altra parte, il volume dei cosiddetti bisogni necessari, come pure il modo di soddisfarli, è anch’esso un prodotto della storia, dipende quindi in gran parte dal grado d’incivilimento di un paese e, fra l’altro, anche ed essenzialmente dalle condizioni, quindi anche dalle abitudini e dalle esigenze fra le quali e con le quali si è formata la classe dei liberi lavoratori. Dunque la determinazione del valore della forza-lavoro, al contrario che per le altre merci, contiene un elemento storico e morale. Ma per un determinato paese, in un determinato periodo, il volume medio dei mezzi di sussistenza necessari, è dato.
Il proprietario della forza-lavoro è mortale. Dunque, se la sua presenza sul mercato dev’essere continuativa, come presuppone la trasformazione continuativa del denaro in capitale, il venditore della forza-lavoro si deve perpetuare, “come si perpetua ogni individuo vivente, con la procreazione”. Le forze-lavoro sottratte al mercato dalla morte e dal logoramento debbono esser continuamente reintegrate per lo meno con lo stesso numero di forze-lavoro nuove. Dunque, la somma dei mezzi di sussistenza necessari alla produzione della forza-lavoro include i mezzi di sussistenza delle forze di ricambio, cioè dei figli dei lavoratori, in modo che questa razza di peculiari possessori di merci si perpetui sul mercato.

K. Marx, Il capitale, Editori Riuniti, Roma, 19645, l. I, pagg. 200-204

 

Eccesso di linfomi in provincia di Vicenza? Non è mica una novità

Eccesso di linfomi in provincia di Vicenza? Non è mica una novità….



Lo si potrebbe definire un eccesso storico, l’eccesso di linfomi in provincia di Vicenza stando alle stime del Tumori del Veneto (RTV). Come storica è la  contaminazione da sostanze perfluoroalchiliche  o PFAA (vedi definizione dei tecnici dell’ARPAV nella loro relazione stilata dopo la campagna di campionamento dei PFAA richiesta dal ministero per l’ambiente), molecole inserite nella liste delle sostanze probabilmente cancerogene per l’uomo. O come storico è l’inquinamento dell’aria atmosferica da PM10 , attestato sempre dai dati dell’ARPAV che ci dicono come un giorno su tre a Vicenza e dintorni si respiri aria di qualità pessima. Senza che le autorità competenti si siano mai premurate di prendere seri provvedimenti, se non quelli di consigliare di chiudere le porte per evitare che entri il PM10 o di fermare il traffico secondo le norme vigenti.



Che l’incidenza dei linfomi, una varietà di tumori maligni notoriamente correlato con l’inquinamento ambientale, sia superiore in provincia di Vicenza che nelle altre province venete, lo dimostrano inequivocabilmente le pubblicazioni “storiche” del registro RTV, disponibili al pubblico sul sito internet dell’organizzazione http://www.registrotumoriveneto.it/registro/incidenza/inc_ven.php
Per esempio,  la figura 1 riporta graficamente i dati relativi ai linfomi nelle ULS incluse nel RTV per gli anni 2004-2006 (1) e si evidenzia chiaramente come la ULSS6 6 di Vicenza figuri al primo posto  per quanto riguarda i maschi mentre risulta al penultimo posto per quanto riguarda l’incidenza dei linfomi nelle femmine.






http://enzucciu.blogspot.it/2013/08/eccesso-di-linfomi-in-provincia-di.html#comment-form

venerdì 16 agosto 2013

Rassegna stampa su Sostanze perfluorurate nell’acqua: a che punto siamo?

Rassegna stampa su Sostanze perfluorurate nell’acqua: a che punto siamo?

 Questa una rassegna stampa di tutti gli articoli usciti negli ultimi giorni sull'inquinamento della nostra acqua da sostanze perfluoro alchiliche   https://www.google.it/search?q=inquinamento+acque+&ie=utf-8&oe=utf-8&rls=org.mozilla:it:official&client=firefox-a&gws_rd=cr#bav=on.2,or.r_cp.r_qf.&fp=5ebf6e0aa596e1df&psj=1&q=inquinamento+acque+da+sostanze+perfluoroalchiliche+rifondazione&rls=org.mozilla:it%3Aofficial
Nel Blog del dottor Vincenzo Cordiano troviamo utili informazioni sui danni che queste sostanze provocano alla nostra salute   http://enzucciu.blogspot.it/

Una interrogazione del consigliere regionale della Federazione della sinistra Pietrangelo Pettenò  http://www.vicenzapiu.com/leggi/inquinamento-acqua-petteno-la-regione-intervenga-nei-confronti-della-miteni-di-trissino

 Con il nostro comitato  ABC Val Del Chiampo e con altre associazioni della zona abbiamo fatto un comunicato stampa e richiesto maggiori informazioni ai nostri sindaci e gestori e all'Arpav. Trovate tutto qui in questo link

http://vicenzainsieme.it/blog/2013/08/07/sostanze-perfluorurate-nellacqua-a-che-punto-siamo/

Aggiungiamo anche un  importante comunicato stampa di Massimo Follesa consigliere comunale della lista : Cittadini attivi Trissino

COMUNICATO STAMPA
Agli organi di informazione
Il mio gruppo consiliare ha ricevuto gli atti del consiglio comunale del 29 luglio 2013, come pubblicato sul blog della nostra lista civica il 4 agosto 2013. Dalla comunicazione del sindaco di Trissino Claudio Rancan risulta la chiusura dei pozzi di captazione idrica uso domestico a Castelgomberto e a Trissino; da tempo peraltro in paese è nota l’ordinanza di proibizione di attingere acqua dalla Poscola. La chiusura si riferisce al pozzo di via Oltreagno, dove Arpav e Avs hanno riscontrato significativi valori dei famigerati perfluorati pari a circa 70 nanogrammi per litro.
Dopo una rapida disamina da parte dell'aula che deve essersi conclusa in meno di mezz’ora, il sindaco è passato ad alcune comunicazioni tese ad informare i consiglieri di un fatto gravissimo. Nonostante i giri di parole il primo cittadino ha affermato che bastano 70 nanogrammi per litro per chiudere un pozzo per l’acqua potabile. Quindi tutte le sue dichiarazioni apparse sulla stampa e tese a minimizzare i fatti recenti sono del tutto fuori luogo. Nessuno in aula ha sollevato il problema di capire da quanto tempo beviamo un’acqua non idonea. Nessuno ha chiesto chi ha stabilito i livelli minimi di idoneità. Nessuno ha obiettato sul silenzio finora tenuto nei confronti dei cittadini. Tutti ora attendano che il sindaco posti sui social network una sua dichiarazione a riguardo. Ma perché non l'ha già fatto?http://cittadiniattivitrissinoanchio.blogspot.it/2013/08/il-comune-di-trissino-chiude-per-ferie.html?spref=fb
 
Su FB del Comune di Sarego c'è questa notizia di oggi riguardo l'inquinamento https://www.facebook.com/media/set/?set=a.419304511521067.1073741831.252202941564559&type=1
 
 
A Trissino l'acqua è sicura

Negli ultimi giorni sono state riportate dalla stampa e da alcuni blog notizie allarmistiche sulla qualità dell'acqua potabile erogata nel nostro comune, a seguito della rilevazione della presenza di sostanze perfluoro-alchiliche. Desidero tranquillizzare i cittadini e ribadire che l'inquinamento derivante da queste sostanze ci ha coinvolto in modo del tutto marginale rispetto ad altre zone della provincia.
Il gestore della rete idrica, Alto Vicentino Servizi, ribadisce in una nota che " presso il pozzo San Rocco di Trissino sono stati già effettuati dei controlli analitici da parte di ARPAV su campioni di acqua da noi prelevati. Gli esiti delle analisi hanno confermato che vi è la presenza in tracce di sostanze perfluoro-alchiliche, la cui scarsa concentrazione è tale da non destare preoccupazioni. Nonostante tale considerazione, fatta da ARPAV, abbiamo preferito cautelativamente sospendere l'emungimento da tale pozzo e alimentare il sistema distributivo anche di Trissino con l'acqua proveniente dal pozzo di Spagnago di Cornedo Vicentino e con quella proveniente dalle sorgenti di Recoaro Terme (Montagna Spaccata), utilizzando il sistema acquedottistico dell’Agno. Anche il pozzo di Spagnago è stato controllato e ritenuto idoneo da ARPAV. Inoltre, autonomamente, abbiamo programmato dei campionamenti periodici sui pozzi che gestiamo; la frequenza dei futuri campionamenti sarà proporzionale alle concentrazioni che verranno eventualmente rilevate".
Anche l'ULSS 5 si è ovviamente occupata della questione e per quanto di loro competenza riferisce che " Il piano di monitoraggio è già attivo da quando si conosce il problema: sono eseguiti dosaggi sia dai gestori dei servizi idrici che dall' ULSS; i valori rilevati a Trissino nell'acqua potabile sono sempre stati del tutto tranquilizzanti, a
partire dalla ricerca CNR IRSA".
L'Amministrazione di Trissino fa parte da ieri, 6 Agosto, di un tavolo tecnico, coordinato dalla Provincia, che vede presenti anche la Regione, ARPAV e l'ULSS.
Questo gruppo di enti è in costante collegamento per monitorare la situazione e disporre le eventuali misure da adottare.
Ci auguriamo che non ci sia chi, per pura speculazione politica, intenda strumentalizzare questa delicata vicenda diffondendo notizie allarmistiche prive di qualsiasi fondamento scientifico.
Da parte nostra garantiamo che stiamo seguendo con estrema attenzione l'evolversi della situazione, e che la salute dei cittadini è stata finora, e lo sarà sempre, la nostra prima e massima preoccupazione.



....e anche Creazzo fa la stessa cosa!


http://www.comune.creazzo.vi.it/uploads/file/patrick/AVVISI/Ordinanza%2092.pdf

Trissino, alla Miteni un impianto per rifiuti chimici da 119 tonnellate

Trissino, alla Miteni un impianto per rifiuti chimici da 119 tonnellate

Da MontecchioPiù OnlineLa Miteni di Trissino ha chiesto alla Regione Veneto la possibilità di realizzare all'interno del complesso industriale in zona Colombara un nuovo «sistema di purificazione e captazione del tensioattivo dal risultante in soluzione acquosa dal processo produttivo di plastiche fluorurate». La richiesta è stata depositata ieri in contemporanea sia in laguna che presso gli uffici del piccolo comune della valle dell'Agno.
Dell'iniziativa della spa trissinese (in foto l'ingresso dello stabilimento) in realtà è stata fatta menzione nel bollettino regionale pubblicato ieri pomeriggio (è il numero 23 dell'8 marzo 2013) nel quale testualmente sta scritto: «La lavorazione proposta è finalizzata al recupero del tensioattivo, classificato come rifiuto, prodotto dai flussi generati nella fase di produzione di plastiche fluorurate attraverso un processo di purificazione e successiva salificazione. Tale operazione permetterebbe di recuperare un tensioattivo, reimmettendo sul mercato un composto di valore altrimenti destinato inevitabilmente alla termodistruzione. È prevista una produzione di circa 17 tonnellate anno di prodotto finito (espresso come soluzione acquosa al 70%) il che, equivale ad una gestione annua di rifiuto in ingresso pari a circa 119 tonnellate». Sempre nel bollettino si legge che «... la proposta progettuale ha pertanto l'unica finalità di adattare alcune delle apparecchiature esistenti ed attualmente destinate alla produzione tipica dello stabilimento... a servizio di un unico cliente estero che conferirà il rifiuto e ritirerà la materia prima secondaria».

giovedì 15 agosto 2013

Dove finiscono i nostri rifiuti?

Rifiuti: dopo l'Olanda, le navi
partono anche per la Svezia

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NAPOLI - È partita ieri dal molo 42 del porto di Napoli la Ems River, la nave che porterà in Svezia la frazione umida accumulata nei primi anni del Duemila nello stir di Caivano.

Il via vai delle navi dei rifiuti dirette all’estero è ormai diventato continuo. Venerdì era salpato il cargo avviato in Olanda agli impianti della Eon, oggi dovrebbe arrivare quello che approderà al termovalorizzatore della Avr di Rotterdam. In media si pensa di spedire nei Paesi del Nord circa 5000 tonnellate di spazzatura alla settimana.

In Svezia la A2A invierà a spese della Protezione Civile le cinquemila tonnellate di fut già imbustate dalla ditta Elios di Dante Bussatore nei sacchi utilizzati dall’Onu per trasportare i cadaveri. La loro prima destinazione era la Spagna: avrebbero dovuto finire nella discarica di Verinsur, ma l’Andalusia, la regione interessata, non concesse le necessarie autorizzazioni. In Svezia, invece, hanno subito detto sì all’operazione anche perché lì la spazzatura verrà bruciata permettendo alla popolazione di Stoccolma di riscaldarsi. Mediatore dell’affare la Markab che già aveva tentato l’operazione spagnola. Ieri sono partite le prime tremila tonnellate, ma i viaggi della monnezza continueranno. Il prezzo stabilito viaggia intorno ai 150 euro, quasi 50 di più rispetto a quello praticato a Rotterdam dalla Avr, e 60 in più rispetto a quello praticato dalla Eon che sarebbe disponibile a bruciare anche il tal quale a Delfzijl dove la società ha realizzato nel 2010 un nuovo impianto. Ma le spedizioni non sono ancora cominciate perché la Sapna ancora non ha acquistato né fittato le apparecchiature necessarie per imballare la spazzatura.

L’incremento dei costi previsto per la Svezia è connesso con la natura del rifiuto da bruciare: la frazione secca inviata in Olanda produce molto più calore di quella umida e quindi portarla all’inceneritore costa di meno. In ogni caso le cifre spese nei Paesi del Nord restano di gran lunga inferiori a quelle pretese in Italia. I costi affrontati finora sono stati esorbitanti, come emerge anche dalla documentazione raccolta dalla commissione ecomafie. La spazzatura made in Naples è finita in Liguria, Emilia, Toscana e Lombardia e Veneto in alcuni casi con il sì delle Regioni, in molte altre occasioni solo sulla base di accordi commerciali che hanno permesso agli smaltitori di intascare 13 milioni e mezzo.

La partecipata della Provincia ha stipulato nel 2011 trentaquattro contratti per esportare rifiuti in mezza Italia. Tra le ditte coinvolte anche la Cosmer di Pignataro Maggiore, una società colpita nel 2009 da interdittiva antimafia. L’impresa presentò ricorso al Tar e vinse, solo qualche mese fa l’Avvocatura ha presentato a sua volta ricorso al Consiglio di Stato e si resta ora in attesa di sentenza. La Sapna ha inviato la frazione secca anche negli impianti di Avellino, Ferrara, Busto Arsizio, Trieste e Padova con una spesa di 5 milioni e mezzo. Contratti sono stati conclusi con la Gedit S.p.A. di Montichiari (Brescia, la cui discarica è stata chiusa a fine anno per motivi ambientali e poi riaperta), con la Old service di Ferrara, con la Europetroli di Battipaglia, che ha portato i rifiuti fino agli impianti di termocombustione Acegas-aps S.p.A. di Trieste o di Padova spendendo tra i 162 e i 175 euro a tonnellata. Per smaltire alla Accam di Busto Arsizio si versano 225 euro a tonnellata. A smaltire i rifiuti in Sicilia (quasi 200 euro a tonnellata) e a portarli in Puglia e in Emilia è stata la Profineco associata alla ditta di Vincenzo D’Angelo poi arrestato per un traffico di rifiuti. I trasporti furono affidati alla Adiletta Logistica, poi colpita da interdittiva antimafia.http://www.ilmattino.it/articolo.php?id=188541&sez=NAPOLI&ctc=0

Italia: sulla caccia siamo sempre in deroga

E ci risiamo. L’Italia e soprattutto alcune Regioni del Belpaese hanno da tempo un rapporto difficile con le leggi sulla caccia. In questi anni, come spesso abbiamo documentato, parlare di caccia significa fare i conti con le autorizzazioni perennemente in deroga alle leggi comunitarie che tutelano migliaia di uccelli migratori e non. E poco importa che la Commissione Europea abbia scritto in luglio alla Presidenza del Consiglio dei Ministri evidenziando per l’ennesima volta che se questa pratica tutta italiana prosegue e il Governo non corre al più presto ai ripari “per impedire che tali ripetute deroghe producano i loro drammatici effetti sulla fauna aviaria, la Commissione europea non avrà altra scelta che presentare un secondo ricorso dinanzi alla Corte di Giustizia dell’Unione proponendo l’imposizione di sanzioni pecuniarie contro la Repubblica italiana”.http://www.unimondo.org/Notizie/Italia-sulla-caccia-siamo-sempre-in-deroga-141956

lunedì 29 luglio 2013

IL LAVORO..UN MALE NECESSARIO

L’uomo oggi vende la sua forza lavoro per ricavare denaro con cui a sua volta comprare beni prodotti da altri…e in una società complessa non può essere altrimenti. Tutto ciò di per se non è irrazionale (anzi la specializzazione delle attività permette la produzione di beni migliori e con minor sforzo da parte di tutti) e non sarebbe neanche innaturale se alla base di tutto ciò non ci fosse una mentalità capitalistica che ha come unico valore fondante il profitto personale. Il lavoro mercificato consente di ricavare profitti da esso. Più si lavora più le imprese ricavano profitto. Ecco che nella società capitalistica il lavoro diventa un valore assoluto ed è possibile che ci siano delle repubbliche fondate sul lavoro.http://www.decrescita.com/news/?p=7027http://www.decrescita.com/news/?p=7027

Fabrizio De Andrè " Elogio alla solitudine"

http://www.youtube.com/watch?v=mk9vw5SAITI

venerdì 3 maggio 2013

Pougala commenta gli insulti al ministro Kyenge


Pougala commenta gli insulti al ministro Kyenge

01.maggio.2013 · Posted in punto di vista
SCIMMIA CONGOLESE, NEGRA ANTI-ITALIANA, GOVERNANTE (serva) PUZZOLENTE, MINISTRA BONGO-BONGO (scimmia e prostituta) ecc…
Con queste parole i parlamentari italiani hanno accolto la neo ministro dell’integrazione di origine congolese. Queste parole vengono riprese a più ondate sulle radio, sui giornali italiani, i forum e i blog. Alcuni, come il partito al potere (con lei) della Lega Nord chiedono finanche di ucciderla, commentando il giorno della sua proclamazione come “il giorno più nero della storia d’Italia”.

Gli italiani sono razzisti? No, è tutta l’Europa che odia gli africani. Gli altri sono solo un po’ più ipocriti visto che ci mostrano il loro sorriso a 32 denti. Un ministro africano in Europa non è altro che l’albero che nasconde la foresta del razzismo. Perché quando eravamo servi di qualcuno, ci vedevano solo come colf, indipendentemente da cosa facessimo, da cosa diventassimo.
Fino a quando l’Africa non si batterà per essere prospera e imporsi sul piano economico, secondo me non ci sarà alcun discorso umanitario, da qualsiasi parte esso venga pronunciato, capace di obbligare gli europei a rispettarci, se non una vittoria economica da parte nostra. E’ quello il terreno in cui siamo capaci di batterli, approfittando del loro declino inesorabile.
Invece di protestare contro l’Italia per questa aggressione che per il momento è solo verbale contro nostra sorella Cécile, faremmo meglio a domandarci cosa facciamo per impedire che i nostri giovani continuino a considerare l’inferno dell’Europa come il paradiso.
Siamo capaci di costruire un continente che faccia sognare i suoi stessi bambini? Sta tutta lì la sfida nel chiederci ogni secondo quale Africa vogliamo lasciare ai nostri figli.
JPP01/05/2013
——————
Per coloro che leggono l’italiano, leggere tutti gli insulti pubblicati in quest’articolo de la Repubblica e un altro sulla reazione del presidente dell’assemblea nazionale italiana solidale con la parlamentare e ministra di origine congolese.
http://www.repubblica.it/politica/2013/04/30/news/kyenge_zul_insulti_razzisti_sui_siti_della_galassia_nazi-57768619/
Fonte: facebook di Jean Paul Pougala

martedì 12 febbraio 2013

Un'altra Vita - Franco Battiato


http://www.youtube.com/watch?v=5vA8wP_EIk8

Ho scritto agli operai vicentini

Zarantonello scrive agli operai vicentini: non fatevi ingannare da Monti e dal Pd

Di Redazione VicenzaPiù | Venerdi 8 Febbraio alle 16:55 | 0 commenti
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Riceviamo da Antonella Zarantonello,segretaria del circolo PRC-FDS-Rivoluzione Civile di Lonigo e Basso Vicentino e candidata al collegio del Senato Veneto con Rivoluzione Civile, e pubblichiamo.
Il 6 febbraio il premier dimissionario Mario Monti , ha fatto tappa a Lonigo nello stabilmento della Fiamm di Almisano. Leggiamo che l'incontro è stato positivo e che fra tutti gli operai c'è stata aria di distensione.
Un operaio RSU dichiara che quasi tutti gli operai votavano Lega ma che ora sono delusi. Qualcuno già dichiara che il suo voto andrà sicuramente a Monti. Chiediamo a tutti gli operai della Fiamm di aprire gli occhi e siamo sicuri anche che in molti, non si faranno ingannare. Riflettiamo: con chi è stato a braccetto Monti negli ultimi mesi?non fu certo un caso che lo scorso 20 dicembre Monti con Marchionne in pompa magna si sono presentati insieme per l'ennesima loro esibizione sul piano di rilancio che aveva l'unico e malcelato fine di ennesimo e strumentale " incanto mediatico" per l'avvio della campagna elettorale di Monti(ex collega Fiat di Marchionne)
Ieri Pomigliano, oggi Melfi, domani a tutti i lavoratori italiani: Le vicende parallele di queste due fabbriche e dell'intero gruppo Fiat ci ricordano da vicino gli scandali d'oro delle privatizzazioni e della speculazione finanziaria politico-affaristica:dalla Parmalat all'Alitalia ed oggi al Monte dei Paschi.
Ma veramente qualche operaio della Fiamm di Lonigo può ancora credere alle "balle" recitate da Monti e Marchionne nell'ultima loro esibizione di Melfi e ora ripetute anche qui a Lonigo?
Chiediamo agli operai Fiamm e alle RSU se si sono dimenticati che nel 1990 lo Stato ha elargito alla Fiat 4.884 miliardi di lire di investimento pubblico per aprire la fabbrica di Melfi
che, assicurarono, avrebbe ‘sfornato e venduto' 450.000 vetture all'anno rilanciando l'occupazione e lo sviluppo del territorio.
In realtà in questi anni le vetture prodotte raramente hanno superato la metà di quelle preventivate ed
oggi la fabbrica è al collasso industriale con anni di ‘cassa' e nere prospettive per i lavoratori
Nel 1987 lo Stato ha di fatto regalato il gruppo Alfa Romeo agli Agnelli e la Fiat lo ha distrutto e cannibalizzato l'Alfa.
Arese ha chiuso e Pomigliano è al disastro industriale e occupazionale, da oltre 4 anni in cassa integrazione e senza alcuna realistica programmazione industriale.
Dal punto di vista dei rapporti con la Fiat i governi dell'ultima legislatura, quello Berlusconi e quello Monti sono stati non simili ma identici. Genuflessi. Incapaci di far valere anche in minima parte le ragioni dello Stato italiano. Troppo occupati a difendere gli interessi del Lingotto per occuparsi anche di quelli del Paese.
La musica non cambierebbe se al governo ci fosse il Pd. In quel partito si sono levate voci autorevolissime, prima fra tutte quella dell'ex segretario Fassino, in difesa della Fiat e del suo diritto a cancellare la democrazia nei luoghi di lavoro.
Chiediamo a tutti gli operai metalmeccanici della Fiamm e a tutti gli altri operai vicentini : dov'è finita la solidarietà operaia? E mentre alla Fiamm si esulta per la presenza di Monti a pochi chilometri di distanza la Ceccato chiude per fallimento lasciando 137 famiglie nella paura del domani.
Tutta la nostra zona è in grave crisi occupazionale, va rilanciata l'industria con aziende che innovino l'apparato produttivo e va sostenuta la riconversione ecologica dell'economia. Siamo con chi introduce un reddito minimo alle disoccupate e ai disoccupati. Invitiamo tutti gli operai a studiarsi il programma di Rivoluzione Civile e di Rifondazione Comunista che in questi ultimi mesi ha raccolto firme contro la delocalizzazione delle industrie e per ripristinare l'articolo 18.

UN PROGRAMMA PER GOVERNARE L’ITALIA ALTERNATIVO A BERLUSCONI E A MONTI

UN PROGRAMMA PER GOVERNARE L’ITALIA

ALTERNATIVO A BERLUSCONI E A MONTI

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Vogliamo realizzare una rivoluzione civile per attuare i principi di uguaglianza, libertà e democrazia della Costituzione repubblicana, nata dalla Resistenza.
Vogliamo realizzare un “nuovo corso” delle politiche economiche e sociali, a partire dal mezzogiorno, alternativo tanto all’iniquità e alla corruzione del ventennio berlusconiano, quanto alla distruzione dei diritti sociali, del lavoro e dell’ambiente che ha caratterizzato il governo Monti.

Per l’Europa dei diritti, contro l’Europa delle oligarchie economiche e finanziarie.

Vogliamo un’Europa autonoma dai poteri finanziari e una riforma democratica delle sue istituzioni. Siamo contrari al Fiscal Compact che taglia di 47 miliardi l’anno per i prossimi venti anni la spesa, pesando sui lavoratori e sulle fasce deboli, distruggendo ogni diritto sociale, con la conseguenza di accentuare la crisi economica. Il debito pubblico italiano deve essere affrontato con scelte economiche eque e radicali, finalizzate allo sviluppo, partendo dall’abbattimento dell’alto tasso degli interessi pagati. Accanto al Pil deve nascere un indicatore che misuri il benessere sociale e ambientale;

Per la legalità e una nuova politica antimafia

che abbia come obiettivo ultimo non solo il contenimento ma l’eliminazione della mafia, che va colpita nella sua struttura finanziaria e nelle sue relazioni con gli altri poteri, a partire da quello politico. Il totale contrasto alla criminalità organizzata, alla corruzione, il ripristino del falso in bilancio e l’inserimento dei reati contro l’ambiente nel codice penale sono azioni necessarie per liberare lo sviluppo economico;

Per la laicità e le libertà.

Affermiamo la laicità dello Stato e il diritto all’autodeterminazione della persona. Siamo per una cultura che riconosca le differenze. Aborriamo il femminicidio, contrastiamo ogni forma di sessismo e siamo per la democrazia di genere. Contrastiamo l’omofobia e vogliamo il riconoscimento dei diritti civili, degli individui e delle coppie, a prescindere dal genere. Contrastiamo ogni forma di razzismo e siamo per la cittadinanza di tutti i nati in Italia e per politiche migratorie accoglienti;

Per il lavoro. Non vogliamo più donne e uomini precari.

Siamo per il contratto collettivo nazionale, per il ripristino dell’art. 18 e per una legge sulla rappresentanza e la democrazia nei luoghi di lavoro. Vogliamo creare occupazione attraverso investimenti in ricerca e sviluppo, politiche industriali che innovino l’apparato produttivo e la riconversione ecologica dell’economia. Vogliamo introdurre un reddito minimo per le disoccupate e i disoccupati. Vogliamo che le retribuzioni italiane aumentino a partire dal recupero del fiscal drag e dalla detassazione delle tredicesime. Vogliamo difendere la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro;

Per le piccole e medie imprese, le attività artigianali e agricole.

Deve partire un grande processo di rinascita del Paese, liberando le imprese dal vincolo malavitoso, dalla burocrazia soffocante. Vanno premiate fiscalmente le imprese che investono in ricerca, innovazione e creano occupazione a tempo indeterminato. Vanno valorizzate le eccellenze italiane dall’agricoltura, alla moda, al turismo, alla cultura, alla green economy;

Per l’ambiente.

Va cambiato l’attuale modello di sviluppo, responsabile dei cambiamenti climatici, del consumo senza limiti delle risorse, di povertà, squilibri e guerre. Va fermato il consumo del territorio, tutelando il paesaggio, archiviando progetti come la TAV in Val di Susa e il Ponte sullo Stretto di Messina. Va impedita la privatizzazione dei beni comuni, a partire dall’acqua. Va valorizzata l’agricoltura di qualità, libera da ogm, va tutelata la biodiversità e difesi i diritti degli animali. Vanno creati posti di lavoro attraverso un piano per il risparmio energetico, lo sviluppo delle rinnovabili, la messa in sicurezza del territorio, per una mobilità sostenibile che liberi l’aria delle città dallo smog;

Per l’uguaglianza e i diritti sociali.

Vogliamo eliminare l’IMU sulla prima casa, estenderla agli immobili commerciali della chiesa e delle fondazioni bancarie, istituire una patrimoniale sulle grandi ricchezze. Vogliamo colpire l’evasione e alleggerire la pressione fiscale nei confronti dei redditi medio-bassi. Vogliamo rafforzare il sistema sanitario pubblico e universale ed un piano per la non-autosufficienza. Vogliamo il diritto alla casa e il recupero del patrimonio edilizio esistente. Vogliamo un tetto massimo per le pensioni d’oro e il cumulo pensionistico. Vogliamo abrogare la controriforma pensionistica della Fornero, eliminando le gravi ingiustizie generate, a partire dalla questione degli “esodati”;

Per la conoscenza, la cultura, un’informazione libera.

Affermiamo il valore universale della scuola, dell’università e della ricerca pubbliche. Vogliamo garantire a tutte e tutti l’accesso ai saperi, perché solo così è possibile essere cittadine e cittadini liberi e consapevoli, recuperando il valore dell’art.3 della Costituzione, rendendo centrali formazione e ricerca. Vogliamo portare l’obbligo scolastico a 18 anni. Vanno ritirate le riforme Gelmini e il blocco degli organici imposto dalle ultime leggi finanziarie. E’ necessario accantonare definitivamente qualsiasi progetto di privatizzazione del sistema di istruzione e stabilizzare il personale precario. Vogliamo valorizzare il patrimonio culturale, storico e artistico, come afferma l’art. 9 della Costituzione. Vogliamo una riforma democratica dell’informazione e del sistema radiotelevisivo che ne spezzi la subordinazione al potere economico-finanziario. Vogliamo una legge sul conflitto di interessi e che i partiti escano dal consiglio di amministrazione della Rai. Vogliamo il libero accesso a Internet, gratuito per le giovani generazioni e la banda larga diffusa in tutto il Paese;

Per la pace e il disarmo.

Va ricondotta la funzione dell’esercito alla lettera e allo spirito dell’articolo 11 della Costituzione a partire dal ritiro delle truppe italiane impegnate in missioni di guerra. Va promossa la cooperazione internazionale e l’Europa deve svolgere un’azione di pace e disarmo in particolare nell’area mediterranea. Va abrogata la riforma Monti delle Forze Armate, vanno tagliate le spese militari a partire dall’acquisto dei cacciabombardieri F35 e di tutti i nuovi armamenti.

Per una nuova questione morale ed un’altra politica.

Vogliamo l’incandidabilità dei condannati e di chi è rinviato a giudizio per reati gravi, finanziari e contro la pubblica amministrazione. Vogliamo eliminare i privilegi della politica, la diaria per i parlamentari, porre un tetto rigido ai compensi dei consiglieri regionali e introdurre per legge il limite di due mandati per parlamentari e consiglieri regionali. Vogliamo una nuova stagione di democrazia e partecipazione.
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Soluzione alla scarsita' d'acqua: diventare vegetariani | 28/08/2012

Lo affermano gli esperti in risorse idriche per la Settimana Mondiale dell'Acqua 2012.
Si tiene in questi giorni, dal 26 al 31 agosto, a Stoccolma, la Settimana Mondiale dell'Acqua, promossa dal SIWI - Istituto Internazionale sull'Acqua (Stoccolma).
All'inizio della conferenza e' stato presentato il report del SIWI di quest'anno, "Feeding a thirsty world: Challenges and opportunities for a water and food secure world" (Nutrire un mondo assetato: sfide e opportunita' per ottenere la sicurezza alimentare e idrica). 2500 persone tra politici, rappresentanti dei vari organi delle Nazioni Unite, associazioni non governative e ricercatori di 120 diversi paesi partecipano a questa conferenza per trattare il problema dell'approvigionamento idrico nel mondo.
Un messaggio importante contenuto nel report ed espresso dagli scienziati che l'hanno presentato, ripreso da giornali, agenzia di stampa e media di tutto il mondo, afferma che sara' necessario, nei prossimi 40 anni, passare a un'alimentazione vegetariana o quasi, per evitare una catastrofica scarsita' d'acqua.
Hanno sottolineato che:
- Il 70% dell'acqua nel mondo è usata per l'agricoltura - ma gran parte dell'agricoltura è dedicata alla coltivazione di mangimi per animali, non all'alimentazione umana.
- Una dieta basata sui cibi animali consuma da 5 a 10 volte tanta acqua rispetto a una basata sui vegetali.
- Oggi, in media, il 20% delle proteine è assunto da prodotti animali ed e' necessario diminuire drasticamente questo valore, almeno fino al 5%.
- Per poter nutrire tutti, in una situazione di scarsità d'acqua già oggi drammatica, bisogna spostarsi verso una dieta vegetariana.
Nel report si afferma: "Non ci sara' abbastanza acqua disponibile per produrre cibo per una popolazione di 9 miliardi di persone prevista per il 2050, se si continueranno a seguire gli attuali trend verso una dieta sul genere di quella comunemente adottata nei paesi occidentali".
Gia' nel 2004, il direttore esecutivo dello stesso International Water Institute di Stoccolma, aveva dichiarato: "Gli animali vengono nutriti a cereali, e anche quelli allevati a pascolo richiedono molta più acqua rispetto alla produzione diretta di grano per il consumo umano. Ma nei paesi sviluppati, e in parte in quelli in via di sviluppo, i consumatori richiedono ancora più carne [...]. Ma sarà quasi impossibile nutrire le future generazioni con una dieta sul genere di quella che oggi seguiamo in Europa occidentale e nel Nord America".
Il problema che piu' minaccia le risorse idriche mondiali e' quello del "Food vs feed", vale a dire della "concorrenza" tra cibo vegetale per il consumo umano (food) e mangimi per animali (feed): vengono sottratti terreni fertili per la produzione di mangimi per animali alla produzione di cibo vegetale per gli esseri umani. La meta' dei cereali e il 90% della soia sono usati come mangimi per gli animali, e i 2/3 delle terre fertili e' dedicata all'allevamento di animali.
Questo significa sprecare un'enorme quantita' di risorse, non solo acqua, ma anche energia, sostanze chimiche, suolo, il cibo stesso, perche' gli animali necessitano mediamente di essere nutriti con 15 kg di vegetali (appositamente coltivati) per ogni kg di carne prodotta. Questa trasformazione da cibo vegetale a cibo animale, estremamente inefficiente, e' dunque la causa di enormi impatti sull'ambiente e spreco di risorse.
Il mondo e' sempre piu' popolato e un numero sempre crescente di persone sta passando da una alimentazione tradizionale, basata sul consumo di vegetali, a una alimentazione che finora solo una piccola percentuale di popolazione ha seguito: quella dell'ultimo mezzo secolo, nei paesi industrializzati, basata sul consumo quotidiano di cibi animali, estremamente sbilanciata da un punto di vista nutrizionale, ed estremamente costosa dal punto di vista ambientale.
Finora questo e' stato possibile solo perche' una piccola parte di persone si nutriva in modo cos' squilibrato: ma se tutti ora si spostano verso questa dieta, e il numero di persone nel mondo e' in crescita, e' semplicemente impossibile continuare una produzione cosi' inefficiente. E l'inefficienza e' intrinseca nella trasformazione vegetale-animale, non riguarda i metodi di allevamento o coltivazione (che sono gia' arrivati all'efficienza quasi massima), perche' gli animali, per loro natura, come accade per noi umani, per crescere di un kg hanno bisogno di nutrirsi con una quantita' di vegetali molto piu' alta.
Tutto questo, naturalmente, vale per ogni genere di prodotto animale: che si tratti di carne (pesce incluso), latte e latticini o uova, il problema e' sempre lo stesso, perche' riguarda gli allevamenti, di ogni genere, non ha importanza se prima della macellazione gli animali vengono usati anche per la produzione di latte o di uova.
La soluzione di tornare, come e' sempre stato nelle storia dell'umanita', verso un'alimentazione basata sui vegetali, dunque, e' obbligata, ed e' anche giusta, nel senso piu' completo del termine: e' giusta da un punto di vista sociale, perche' una piccola parte del mondo non puo' sfruttare le risorse del 90% del pianeta; e' giusta da un punto di vista ecologista, perche' non possiamo continuare a distruggere il nostro pianeta in questo modo; e' giusta per la nostra salute, perche' i cibi animali sono quelli che promuovono le malattie degenerative; e' giusta per gli animali, che sono esseri senzienti e non macchine, e che vengono confinati e poi uccisi a miliardi.
Fonti:
John Vidal, Food shortages could force world into vegetarianism, warn scientists, The Guardian, 26 agosto 2012
Report SIWI, Feeding a thirsty world: Challenges and opportunities for a water and food secure world, 2012

lunedì 11 febbraio 2013

Gli oneri, relativi al costo dei servizi a favore delle persone con disabilità grave

Gli oneri, relativi al costo dei servizi a favore delle persone con disabilità grave, anziane non autosufficienti, e finanche di persone in stato vegetativo, prestazioni per lo più essenziali e che involvono direttamente la tutela della salute dell’assistito, sono, quasi sempre, ingentissimi e, generalmente, non solo non sono sopportabili con le sole risorse dell’assistito, ma altresì incidono in maniera insopportabile sulle risorse familiari.
Non stupisce quindi se in questi anni si è assistito ad una marea montante di ricorsi e decisioni in punto di partecipazione al costo, che ha messo in luce la parcellizzazione, la mancanza di proporzionalità quando non l’abnormità (1) ed illogicità (2) dei criteri adottati da numerosissimi regolamenti comunali.
In questa situazione, che va aggravandosi di pari passo con il protrarsi della crisi economica, una vera e propria ancora di salvezza per tantissime famiglie è stata rappresentata dal principio di evidenziazione della situazione economica del solo assistito di cui all’art. 3 co. 2 ter D.Lgs 109/1998.
Con tale disposizione, introdotta con il D.Lgs. 130/2000, il legislatore offriva un correttivo alla disparità di trattamento che deriva da un’applicazione indiscriminata dell’ISEE anche ai nuclei familiari che accolgono persone con disabilità grave e anziane non autosufficienti, con la valorizzazione di reddito e patrimonio di tutti i componenti di quel nucleo familiare anagrafico di appartenenza (che quindi poteva comprendere anche fratelli, cognati o conviventi more uxorio dei fratelli e loro figli (3) a fronte della situazione di dipendenza derivante dalla non autosufficienza è evidente che la prima, ed immediata conseguenza di un sistema non corretto, è quella di disincentivare l’accoglienza, e, paradossalmente, di favorire così l’istituzionalizzazione.
Significativamente, nel preambolo della Convenzione di New York sui diritti delle persone con disabilità, si evidenzia che la disabilità grave è un importante fattore di impoverimento delle famiglie, sottolineando il fatto che la maggior parte delle persone con disabilità vive in condizioni di povertà, ed a questo proposito riconoscendo l’urgente necessità di affrontare l’impatto negativo della povertà sulle persone con disabilità.
Partendo da questi assunti, la giurisprudenza, ormai pressoché unanime, aveva ravvisato nel principio di evidenziazione della situazione economica del solo assistito una diretta attuazione della Convenzione di New York e dei principi, ivi contenuti, di non discriminazione, dignità intrinseca, autonomia individuale e indipendenza della persona con disabilità (4).
Come può esserci autonomia individuale se la scelta della prestazione, non deve essere fatta solo in punto di appropriatezza, ma dipende dalla disponibilità di tutti i familiari di farsi carico di, spesso ingenti, oneri della retta, o anche solo dalla loro volontà di presentare l’ISEE (5).
Che dignità c’è nel dover elemosinare dai parenti il denaro necessario a far fronte agli oneri di prestazione indispensabili per una vita dignitosa, oltre che per la stessa salute?
Quanto al principio di indipendenza della persona con disabilità è declinato dalla giurisprudenza nel senso di ritenere illegittimi criteri che rischiano di compromettere ogni minima opportunità di gestione del proprio reddito in autonomia (6).
Non è, infine, discriminatorio che le prestazioni afferenti l’educazione e la salute, siano offerte alle persone con disabilità con oneri abnormemente superiori rispetto a tutte le altre persone?
Proprio con riferimento ai servizi a tutela della salute – e quindi anche a tutte le prestazioni sociosanitarie, siano esse sanitarie a rilevanza sociale o sociali a rilevanza sanitaria – peraltro, la Convenzione di New York, secondo l’interpretazione della giurisprudenza (7), ne richiede l’erogazione gratuita o a costi accessibili.
Il principio di evidenziazione della situazione economica del solo assistito, si afferma quindi come un principio di altissima civiltà giuridica e, forse proprio perché troppo avanzato ha trovato, sin dalla sua introduzione, enormi resistenze, testimoniate, appunto dalla mole del contenzioso.
Le resistenze maggiori, in effetti, sono di tipo ideologico: tipica l’affermazione “non è giusto che il figlio di Agnelli paghi quanto il figlio dell’operaio” che dimentica sia che anche, e soprattutto, alle famiglie non abbienti sono chiesti oneri spesso intollerabili, sia che nessuno si scandalizza se al “figlio di Agnelli” sono garantiti scuola e cure dal servizio pubblico a carico dei contribuenti; ancor più odiose, ma spesso, ahimé, sentite, da Amministratori di ogni colore, le obiezioni del tipo è un problema vostro, sono figli vostri, li avete messi al mondo voi” che si saldano con la caccia alle streghe dei falsi invalidi.
A ciò si aggiunge il braccio di ferro tra istituzioni sul piano finanziario, che vede, pur con le semplificazioni del caso, Comuni e Regioni invocare uno specifico finanziamento, che lo Stato ritiene di aver ampiamente compensato con l’aumento della quota sanitaria derivante dall’approvazione dei LEA, quota sanitaria che però, come accertato da numerose pronunce spesso e volentieri e con i più svariati artifici non viene rispettata dalle Regioni (8).
In effetti, l’art. 3 co. 2 ter D.Lgs 109/1998, molto articolato, prevede che limitatamente alle prestazioni sociali agevolate assicurate nell'ambito di percorsi assistenziali integrati di natura sociosanitaria, erogate a domicilio o in ambiente residenziale a ciclo diurno o continuativo, rivolte a persone con handicap permanente grave, di cui all'art. 3, co. 3, L. 5.2.1992, n. 104, accertato ai sensi dell'articolo 4 della stessa legge, nonché a soggetti ultrasessantacinquenni la cui non autosufficienza fisica o psichica sia stata accertata dalle aziende unità sanitarie locali, le disposizioni del presente decreto si applicano nei limiti stabiliti con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta dei Ministri per la solidarietà sociale e della sanità. Il suddetto decreto e' adottato, previa intesa con la Conferenza unificata di cui all'art. 8D.Lgs 28.8.1997 n. 281, al fine di favorire la permanenza dell'assistito presso il nucleo familiare di appartenenza e di evidenziare la situazione economica del solo assistito, anche in relazione alle modalità di contribuzione al costo della prestazione, e sulla base delle indicazioni contenute nell'atto di indirizzo e coordinamento di cui all'articolo 3-septies, co. 3, D.Lgs 30.12.1992, n. 502, e successive modificazioni.
Il rinvio a ben due decreti attuativi di cui solo il secondo - l'atto di indirizzo e coordinamento di cui all'art. 3-septies, co. 3, D.Lgs 502/1992 – è stato approvato con D.P.C.M. 14.2.2001, mentre il primo prevedeva una preventiva intesa con la Conferenza unificata e l’apparente contraddittorietà tra la finalità di favorire la permanenza dell'assistito presso il nucleo familiare di appartenenza e l’espresso rinvio a prestazioni residenziali a ciclo continuativo hanno consentito di insabbiare il provvedimento per ben 12 lunghi anni!
La giurisprudenza sin qui sedimentatasi, non volendo far premio dei palesi intenti ostruzionistici dei Comuni (9) aveva superato questo ostacolo, da una parte riconoscendo natura di livelli essenziali delle prestazioni che devono esser garantiti su tutto il territorio nazionale e come tali prevalgono sull’eventuale disciplina regionale difforme ai criteri di accesso alle prestazioni stesse, e quindi anche all’ISEE (10) e dall’altra affermando l’immediata precettività della disposizione anche in assenza del previsto decreto attuativo.
Ora la Corte Costituzionale, investita di problematiche connesse al coordinamento tra la normativa statale ISEE e quelle regionali, con due diverse sentenze pubblicate entrambe il 19.12.2012, ha prospettato una soluzione che pur riconosce la centralità del ruolo della Conferenza unificata Stato-Regioni-autonomie locali, parte da presupposti completamente diversi e, in aprte contraddittori.
La prima decisione (sentenza 296/2012), infatti, nega che i criteri di cui al D.Lgs 109/1998 possano essere considerati livelli essenziali delle prestazioni sociali (LIVEAS) ai sensi dell’art. 117 co.2 lett.m), sul presupposto che la nuova disciplina per l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai servizi sociali di cui all’art. 46 co. 3 L. 289/2002 è rimasta inattuata, il che è ancor più grave, tenuto conto del rilievo che l’art. 117 co. 2 lett. m) Cost. riconosce alle prestazioni concernenti i diritti sociali che dovrebbero essere garantite su tutto il territorio nazionale.
Viene, così, ritenuta non fondata la questione di legittimità costituzionale, sollevata dal TAR per la Toscana, in riferimento al solo art. 117, co.2, lett. m), Cost., dell’art. 14, co. 2, lett. c), L.R. Toscana 66/2008 che prevede nel caso di prestazioni di tipo residenziale che la quota di compartecipazione dovuta dalla persona assistita ultrasessantacinquenne sia calcolata tenendo conto altresì della situazione reddituale e patrimoniale del coniuge e dei parenti in linea retta entro il primo grado derogando espressamente alla disciplina ISEE nazionale, ancorché solo in via transitoria, e in attesa della definizione dei livelli essenziali di assistenza sociale (LIVEAS) e del loro relativo finanziamento.
Per contro, la seconda decisione (sentenza 297/2012) ha dichiarato l’illegittimità costituzionale dell’art. 5 del D-L. 201/2011 nella parte in cui non prevede che il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri ivi menzionato sia emanato d’intesa con la Conferenza unificata di cui all’art. 8 D.Lgs 281/1997, attraverso due passaggi argomentativi: a) l’inquadramento della disciplina dell’ISEE nella competenza esclusiva dello Stato prevista dall’art. 117, co.2, lett. m), Cost., in tema di LIVEAS; b) la necessità della collaborazione della Regione nella predisposizione, da parte dello Stato, dei LIVEAS.
Il D.Lgs 109/1998, approvato prima della riforma del titolo V della Cost., per la Corte, era da includere, anche in forza del rinvio operato dalla L. 328/2000 tra i princípi fondamentali della materia, ora una sua modifica che importa la predisposizione di indicatori differenziati, proprio perché correlata alla contestuale individuazione di una gamma diversificata di tipologie di prestazioni assistenziali, implica la specifica determinazione del livello essenziale di erogazione delle prestazioni medesime. Essa, infatti, si risolve nella identificazione degli «standard strutturali e qualitativi delle prestazioni, da garantire agli aventi diritto su tutto il territorio nazionale in quanto concernenti il soddisfacimento di diritti civili e sociali tutelati dalla Costituzione.
Se viene ammesso, per la legislazione regionale di far ricorso a criteri ulteriori ex art. 3 co. 2 D.Lgs 109/1998, quale spazio rimane per le discipline regionali completamene difformi, quali il Fattore Famiglia Lombardo, il DURP alto-atesino, l’ICEF trentino?
Entrambe le decisioni sono, peraltro, concordi nell’assegnare un ruolo centrale alla Conferenza unificata Stato Regioni Autonomie locali di cui all’art. 8 D.Lgs 28.8.1997, n. 281
Se una necessaria intesa è imposta dalla sentenza 297/2012 per qualsiasi riforma della disciplina statale dell’ISEE che voglia imporsi sulla legislazione regionale quale livello essenziale ex art. 117 co. 2 lett. m), è dall’inerzia di tale organismo, che la sentenza 296/2012 fa discendere l’inapplicabilità dell’art. 3 co.2 ter D.Lgs 109/1998 e la possibilità per la Regione Toscana di adottare, in via transitoria, una disciplina difforme.
Le decisioni in commento, hanno ad oggetto, peraltro, esclusivamente il metodo, la necessità dell’Intesa Stato-Regioni-Autonomie locali, nessuna valutazione viene fatta dalla Corte in relazione ai parametri costituzionali concernenti il merito e, a tacere degli artt. 3 e 53 Cost., in particolare, dei sudelineati principi della Convenzione di New York sui diritti delle persone con disabilità, che, come evidenziato dalla medesima Corte costituzionale nella, pure recentissima, sent. 26.10.2012 n. 236, vincolano l’ordinamento italiano con le caratteristiche proprie del diritto dell’Unione europea a seguito della ratifica da parte dell’Unione Europea a seguito dell’adesione con decisione del Consiglio 26.11.2009 n. 2010/48/CE.
Viene così messa a nudo la gravità dell’inerzia della Conferenza Stato Regioni (11): l’ostruzionismo che ha insabbiato il decreto attuativo dell’art. 3 co. 2 ter D.lgs 109/1998 pone l’Italia nella non invidiabile situazione di conculcare i diritti riconosciuti alle persone con disabilità dalla Convenzione di New York.
Privata dell’alibi giudiziario, la Conferenza unificata va incalzata in ogni sede e con ogni strumento messo a disposizione dall’ordinamento posto che, omettendo di fare il proprio dovere, nega non solo l’erogazione, ma la configurazione stessa delle prestazioni essenziali.
Sarebbe, infatti, intollerabile che i rappresentanti dell’organismo responsabile della violazione Convenzione di New York possano continuare a sedere al tavolo dell’Osservatorio che dovrebbe tutelare proprio il rispetto della stessa Convenzione.
Non si può non denunciare quella che si appalesa come una grave violazione dei diritti umani, se necessario anche attraverso il ricorso agli organismi deputati ad accertare tali violazioni, dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo allo stesso Comitato Per i Diritti delle Persone con Disabilità (12)
La stessa Corte costituzionale, del resto, poco prima delle decisioni in commento, con sentenza 11.10.2012 n.223 aveva tutelato dall’aggressione alcune componenti del trattamento economico dei magistrati collegate ai principi di autonomia ed indipendenza della magistratura (13), la cui riduzione, in sé, in aggiunta alla mancata rivalutazione, determinerebbe un ulteriore vulnus della Costituzione.
Ben più grave, appare quindi la violazione del principio di indipendenza delle persone con disabilità che ne mina la stessa sopravvivenza.
Ed è da qui, e dal merito delle ragioni sottostanti al principio che il mondo della disabilità deve ripartire, da quelle battaglie che avevano portato a sancire il principio di evidenziazione della situazione economica del solo assistito in una legge dello Stato.
Dalla pretesa dell’integrale rispetto dei LEA sanitari, già sono stati definiti e finanziati nel rispetto delle prerogative statali e regionali e quindi assolutamente esigibili (il che tra l’altro, renderebbe altresì ben più sostenibile anche per gli enti locali l’applicazione del principio di evidenziazione della situazione economica del solo assistito).
Dall’ormai improcrastinabile definizione e finanziamento certo di livelli essenziali dell’assistenza sociale (LIVEAS) sia a livello statale che a livello regionale, non potendosi più tollerare, specie in un momento come questo, di lasciare le persone con disabilità alla mercé dei tagli indiscriminati degli enti locali (14).

Note
1 - Non può essere definita diversamente la pretesa di oltre € 1.000 mensili per la frequenza di un centro diurno per disabili (come nella recentissima TAR Milano, Sez. III, sent. 17.12.2012 n. 3065 e magari a fronte di un ISEE familiare di € 16.000, come in TAR Milano, Sez. I, sent. 24.3.2011 n. 784), ma l’esperienza annovera anche casi di cessione alla struttura della casa famigliare per pagare 5 anni di Comunità Socio-Sanitaria, di tentativi di estorcere testamenti a favore del Comune, di famiglie indebitate con usurai per pagare la retta della RSA di persone anziane in coma.
2 - Si pensi alle rette fatte “ad occhio” quali emergono già in TAR Brescia, sent. 27.4.2004 n. 472, o alla duplicazione dei costi a carico della famiglia come in TAR Brescia, sent. 5.3.2004 n. 179
3 - Con l’ulteriore corollario che in tal modo si ostacola l’uscita dal nucleo dei figli maggiorenni – il loro stipendio, infatti, determinando la ricchezza familiare andrà ad alimentare il pagamento delle rette, rendendo difficoltoso accantonare quel minimo per costituire una famiglia autonoma.
4 - E’ proprio in questa materia che la giurisprudenza ha offerto, la prima e, anche quantitativamente più consistente applicazione della Convenzione, a partire da TAR Brescia, sent. 2.4.2008 n. 350 sino alle più recenti decisioni del Consiglio di Stato che hanno evidenziato come la Convenzione si basi sulla valorizzazione della dignità intrinseca, dell’autonomia individuale e dell’indipendenza della persona disabile, specie laddove (art. 3) impone agli Stati aderenti un dovere di solidarietà nei confronti dei disabili, in linea con i principi costituzionali di uguaglianza e di tutela della dignità della persona che, nel settore specifico, rendono doveroso valorizzare il disabile di per sé, come soggetto autonomo, a prescindere dal contesto familiare in cui è collocato e pure se ciò può comportare un aggravio economico per gli enti pubblici (Cons. Stato, sentt. 16.3.2011 n. 1607, 16.9.2011 n. 5185, 10.7.2012 nn. 4071, 4077, 4085, 23.8.2012 n.4594).
5 - Aprendo gravi problemi di responsabilità oggettiva: se uno dei membri del nucleo non vuole presentare la dichiarazione, infatti, le conseguenze ricadono in via diretta ed esclusiva sull’assistito.
6 - TAR Brescia, sent. 2.4.2008 n. 350.
7 - A partire da TAR MILANO, sent. 14.5.2010 nn. 1487 e 1488 conf. da Cons. Stato, sentt. 16.3.2011 n. 1607 e 16.9.2011 n. 5185
8 - Appare significativo osservare come le Regioni più restie a dar seguito alle indicazioni del D.Lgs 109/1998 in relazione alla partecipazione al costo della componente assistenziale dei servizi sociosanitaria, siano state condannate anche per il mancato rispetto della complementare componente sanitaria dei medesimi servizi: così TAR Firenze, sent. 14.4.2011 n. 694 ha messo in luce come la Regione tenti di coprire oneri sanitari delle RSA con fondi di natura sociale, TAR Brescia, sent. 17.10.2011 n. 1453 ha evidenziato il sistematico mancato rispetto della quota sanitaria del 70% nei servizi per persone con disabilità grave, TAR Milano, sent. 20.5.2010 n. 1584 ha censurato addirittura una situazione di coma considerata meramente sociosanitaria, TAR Genova, ord. 25.5.2012 ha sospeso una delibera regionale non rispettosa della ripartizione prevista dai LEA per le RSA.
9 - Come espressamente argomentato da TAR Milano, sentt. 24.3.2011 n. 784 e 785, e 10.9.2008 n. 4033, ma anche da Cons.Stato. sent. 26.1.2011 n. 551.
10 - Sulla base dell’intuizione Cons.Stato, ord. 14.9.2009 n. 4582.
11 - Non si può non dimenticare che il provvedimento – che, per il vero, non conteneva alcun limite, ed anzi dava una piana applicazione alla legge - predisposto dal Ministero delle politiche sociali e già trovata l’intesa con il Ministero del Tesoro, giace alla Conferenza Stato Regioni dal 2004!
12 - Che nella 7ma sessione del 27.4.2012 ha adottato una raccomandazione nei confronti della Svezia
13 - Dichiarando l’illegittimità costituzionale dell’art. 9, co. 2, D.-L. 78/2012, nella parte in cui dispone che i trattamenti economici complessivi superiori a € 90.000 lordi annui siano ridotti del 5% per la parte eccedente il predetto importo fino a € 150.000, nonché del 10% per la parte eccedente € 150.000.
14 - Sul punto non si può non segnalare la recentissima Cons. Stato, sent. 14.12.2012 n. 6431 che ha stigmatizzato il mancato rispetto della necessaria priorità nell’utilizzo di risorse comunali destinate all’assistenza dirottandole prima su cose certo utili ed importanti quale il pranzo di Natale per gli anziani o il trasporto degli anziani a i soggiorni estivi, anziché sulle prestazioni individuate dall’art. 22 L. 328/2000.

venerdì 11 gennaio 2013

Storia dell'oro nero

http://www.youtube.com/watch?v=dw2ms9Z4_B0

:: Le fonti di energia / Il petrolio

energia, energia eolica, mulinoLe fonti di energia tradizionali: Il petrolio

il petrolioIl Petrolio (anche detto oro nero) è un liquido oleoso più o meno denso, infiammabile, di colore variabile da giallastro a nero, costituito essenzialmente da una miscela di idrocarburi fossili. Si trova in grandi quantità sotto la superficie terrestre e viene usato principalmente come combustibile e come materia prima dell’industria chimica. Le moderne società industriali utilizzano il petrolio prevalentemente come fonte di carburante per i motori a combustione interna, ma, insieme ai suoi derivati, esso viene usato anche nella produzione di medicinali, fertilizzanti, generi alimentari, materie plastiche, materiali da costruzione, vernici e tessuti, nonché per la produzione di energia elettrica.
La moderna civiltà industriale dipende in larga misura dal petrolio e dai suoi derivati: la struttura fisica e il modo di vivere delle comunità suburbane che circondano le grandi città sono il risultato della mobilità permessa dai mezzi di trasporto moderni e quindi della disponibilità di grandi quantità di petrolio a basso costo. Anche le principali strategie economiche dei paesi in via di sviluppo, mirate a sfruttare le risorse naturali e a fornire derrate alimentari alle popolazioni in rapida crescita demografica, sono basate sul presupposto della disponibilità di petrolio.
Negli anni Settanta, le restrizioni sulle forniture petrolifere imposte per motivi politici determinarono, per un certo periodo, un sensibile aumento dei prezzi e ciò alimentò timori relativi a una scarsità delle risorse di petrolio mondiali. Verso la metà degli anni Ottanta, tuttavia, i prezzi scesero nuovamente, dimezzandosi rispetto ai valori raggiunti dieci anni prima.
il prezo del petrolio

energia, energia eolica, mulinoLe caratteristiche principali del petrolio

Tutti i tipi di petrolio sono costituiti principalmente di una miscela di idrocarburi (sostanze chimiche organiche le cui molecole sono formate esclusivamente da atomi di carbonio e di idrogeno, variabilmente legati gli uni agli altri), ma solitamente contengono anche zolfo e ossigeno; il contenuto di zolfo varia dallo 0,1 al 5% circa.
I costituenti del petrolio sono liquidi e solidi, in varia percentuale, perciò la consistenza è molto variabile e può andare da liquidi fluidi, come la benzina, a liquidi talmente densi che è difficile versarli.
processo di raffinazione del petrolio
Nel petrolio si trovano disciolte anche quantità rilevanti di particelle gassose; ciò si verifica in particolar modo quando il giacimento petrolifero è associato a un giacimento di gas.
Per comodità si distinguono tre classi principali di petroli, a seconda del tipo di idrocarburo prevalente:
  • i petroli a base paraffinica, costituiti prevalentemente da paraffine (idrocarburi a catena aperta saturi, detti anche alcani);
  • quelli a base naftenica, costituiti prevalentemente da nafteni (idrocarburi a catena chiusa saturi, detti anche cicloalcani);
  • e quelli a base mista, nei quali le percentuali dei due tipi di idrocarburi suddetti sono pressoché uguali.
  • Molto più rari e pregiati sono i petroli di una quarta classe, detti a base aromatica perché costituiti prevalentemente da idrocarburi aromatici (cioè formati da uno o più anelli benzenici e detti anche areni).

energia, energia eolica, mulinoL'origine del petrolio

Il petrolio si forma sotto la superficie terrestre per decomposizione di organismi marini e piante che crescono sui fondali oceanici, oppure, in misura minore, di organismi terrestri che vengono trasportati in mare dai corsi d’acqua. I resti della decomposizione si mescolano con le sabbie finissime e con il limo che si depositano sul fondo del mare nelle zone non caratterizzate da forti correnti, formando sedimenti ricchi di materiali organici.
giacimento petrolifero
Il fenomeno ebbe inizio molti milioni di anni fa con lo sviluppo di un’abbondante fauna marina e continua ancora oggi. I sedimenti, aumentando di spessore, penetrano sotto il fondale marino a causa del loro stesso peso; a mano a mano che altri sedimenti si accumulano, la pressione su quelli sottostanti aumenta in modo considerevole e la temperatura si alza di diverse centinaia di gradi. Il fango e la sabbia si induriscono trasformandosi in argillite e arenaria, il carbonio precipita, le conchiglie si induriscono trasformandosi in calcare e i resti degli organismi morti si trasformano in petrolio greggio e gas naturale.
Il petrolio che si forma ha densità minore dell’acqua salmastra che satura gli interstizi dell’argillite, della sabbia e delle rocce carbonate che costituiscono la crosta terrestre e quindi sale verso la superficie passando dai microscopici pori dei sedimenti più grossi che li sovrastano. Frequentemente il petrolio e il gas incontrano uno strato di argillite impermeabile o di roccia più compatta che impedisce la salita, perciò rimangono bloccati dando origine a un giacimento che viene detto trappola. Quantità elevate di petrolio tuttavia non incontrano simili strati di roccia e risalgono lentamente sulla superficie terrestre o sui fondali oceanici, formando giacimenti superficiali; questi giacimenti comprendono anche laghi bituminosi e gas naturali che fuoriescono naturalmente dalla superficie terrestre.

energia, energia eolica, mulinoStoria del petrolio

I giacimenti superficiali furono ignorati dagli esseri umani per migliaia di anni; per molto tempo essi vennero usati per scopi molto limitati quali, ad esempio, il calafataggio delle barche e l’impermeabilizzazione dei tessuti. Nel Rinascimento si iniziò a distillare il petrolio greggio di alcuni giacimenti superficiali per ottenere lubrificanti e prodotti medicinali, ma il vero e proprio sfruttamento ebbe inizio solo nel XIX secolo.
raffinazione del petrolio nel rinascimento
All’epoca, la rivoluzione industriale e i conseguenti cambiamenti sociali stimolarono notevolmente la ricerca di nuovi combustibili e in particolare di oli lampanti di buona qualità e al tempo stesso economici: molta gente, infatti, desiderava avere la possibilità di lavorare e leggere anche dopo il tramonto, ma l’olio di balena era estremamente costoso, le candele di sego emanavano un odore sgradevole e i becchi a gas erano disponibili solo nelle abitazioni più moderne delle aree urbane. La ricerca di un combustibile migliore per le lampade determinò un netto aumento della richiesta di petrolio greggio e verso la metà del XIX secolo numerosi scienziati cominciarono a mettere a punto tecniche e metodi per produrre e commercializzare sostanze capaci di soddisfare le esigenze della popolazione. Nel 1852 il fisico e geologo canadese Abraham Gessner ottenne un brevetto per ricavare dal petrolio greggio un combustibile per lampade economico, l’olio di paraffina (kerosene); tre anni dopo il chimico statunitense Benjamin Silliman pubblicò uno studio in cui elencava la vasta gamma di prodotti utili che potevano essere ricavati dalla distillazione del petrolio. Da quel momento ebbe inizio la corsa ai rifornimenti di greggio.
I primi pozzi petroliferi veri e propri furono trivellati in Germania nel 1857-1859. Un avvenimento che ebbe risonanza mondiale tuttavia fu la trivellazione di un pozzo nei pressi di Oil Creek, in Pennsylvania, a opera del colonello Edwin L. Drake: nel 1859 questi effettuò numerosi sondaggi con lo scopo di trovare l’ipotetica “sacca madre” da cui si pensava provenissero tutte le infiltrazioni di petrolio della Pennsylvania occidentale; in realtà il giacimento era profondo solo 21,2 m, ma il petrolio era di tipo paraffinico, quindi molto fluido e facile da distillare. Il successo di Drake segnò l’inizio della rapida crescita della moderna industria petrolifera. Presto il petrolio suscitò l’interesse della comunità scientifica e furono sviluppate ipotesi plausibili riguardo alla sua formazione.
Con l’invenzione del motore a combustione interna e con il crescente fabbisogno energetico causato dallo scoppio della prima guerra mondiale, l’industria petrolifera divenne una delle basi della moderna società industriale.

energia, energia eolica, mulinoI giacimenti di petrolio sotterranei

Per individuare i giacimenti sotterranei, si cerca un bacino sedimentario in cui argilliti ricche di materiali organici siano rimaste sepolte per un tempo sufficientemente lungo perché il petrolio abbia potuto formarsi (il lasso di tempo può variare da decine di milioni a un centinaio di milioni di anni). Le condizioni dell’ambiente roccioso, inoltre, devono aver permesso al combustibile di raggiungere strati rocciosi permeabili delimitati da strati impermeabili capaci di trattenere grandi quantità di liquido.
trivellazione di un pozzo petrolifero
I geologi dispongono di molti strumenti per identificare le zone potenzialmente interessanti; ad esempio, i rilevamenti degli affioramenti superficiali di strati sedimentari permettono di dedurre le caratteristiche del primo strato del sottosuolo, che possono a loro volta essere integrate con le informazioni ottenibili perforando la crosta terrestre per prelevare campioni degli strati di roccia attraversati. Inoltre, tecniche sismiche sempre più sofisticate, quali la riflessione e la rifrazione di onde d’urto propagate nel terreno, rivelano dettagli importanti sulla struttura e sull’interrelazione dei vari strati rocciosi presenti sotto la superficie terrestre. In ultima analisi, comunque, l’unico modo per provare inconfutabilmente la presenza di una trappola petrolifera in una determinata zona è trivellare pozzi esplorativi.

energia, energia eolica, mulinoI giacimenti petroliferi: Il Recupero primario

Un giacimento petrolifero può comprendere diversi bacini, che sono in genere situati l’uno sull’altro e separati da strati di roccia impermeabile, generalmente a una profondità compresa tra poche decine e diverse centinaia di metri. I bacini possono estendersi su una superficie di poche decine di ettari o coprire decine di chilometri quadrati, tuttavia è da notare che la maggior parte del petrolio sfruttato su scala mondiale viene estratto da un numero relativamente limitato di giacimenti molto estesi.
Nella maggior parte dei casi, i pozzi petroliferi vengono trivellati con il metodo “a rotazione” (rotary) brevettato in Gran Bretagna nel 1844 da R. Beart. L’elemento più appariscente di un impianto di perforazione è l’alta struttura a traliccio detta torre di trivellazione, o derrick, che a circa tre metri dal suolo sostiene una piattaforma sulla quale sono montati la “tavola rotante” e il relativo apparato motore.
schema torre petrolifera
Entro un foro a sezione quadrata della tavola rotante (disposta orizzontalmente) scorrono verticalmente, ricevendone il moto rotatorio, le aste tubolari, pure a sezione quadrata, della batteria di perforazione, che vengono avvitate una sull’altra man mano che penetrano nel terreno. La prima asta, che provvede alla perforazione del terreno, è dotata di una testa tagliente (denominata “scalpello”) variamente sagomata ma in genere costituita da tre ruote dentate coniche ad assi concorrenti, con i denti di acciaio temprato o di altro materiale adatto a frantumare la roccia.
All’interno della batteria di perforazione, che penetra nel terreno spinta dal suo stesso peso, viene pompato fango molto fluido, che dopo aver raggiunto lo scalpello ritorna in superficie (portando con sé i detriti del terreno scavato) passando nell’intercapedine che resta fra le aste della batteria e le pareti del foro (il diametro dello scalpello è infatti maggiore di quello delle aste).
Il petrolio grezzo contenuto nelle trappole sotterranee è solitamente sotto pressione e salirebbe fino ad arrivare in superficie se non fosse bloccato da uno strato di roccia impermeabile; così, quando la trivella penetra in questi bacini petroliferi “pressurizzati”, il petrolio fluisce immediatamente nella zona di bassa pressione costituita dal foro di trivellazione, che comunica con la superficie terrestre. Il pozzo, via via che si riempie di liquido, esercita a sua volta una contropressione sul bacino petrolifero; l’afflusso di altro liquido nel pozzo di trivellazione cesserebbe quindi molto presto, se non entrassero in gioco altri fattori. Nella maggior parte dei casi, a causa dell’elevata pressione, il petrolio greggio contiene una notevole quantità di gas in soluzione; come conseguenza di ciò, quando la soluzione fluisce nel pozzo di trivellazione, dove la pressione è più bassa, il gas si libera e comincia a espandersi, spingendo il liquido verso l’alto. In alcuni pozzi è invece la pressione dell’acqua freatica a spingere il petrolio in superficie.

energia, energia eolica, mulinoI giacimenti petroliferi: Il Recupero secondario

A mano a mano che si estrae greggio dal giacimento, la pressione all’interno del bacino e la percentuale di gas disciolto nel liquido diminuiscono, quindi la quantità di petrolio che sale in superficie si riduce; a questo punto per continuare l’estrazione è necessario ricorrere all’azione di una pompa aspirante.

Quando il flusso di petrolio è diventato esiguo, tanto che pomparlo in superficie sarebbe troppo costoso (il che accade, generalmente, quando si è estratto circa il 25% della riserva del bacino), si fa ricorso a tecniche diverse, dette di recupero secondario. Allo stato attuale i sistemi di recupero secondario più usati sono due:
Iniezione di acqua
Per coltivare un giacimento petrolifero di grandi dimensioni, è possibile trivellare numerosi pozzi a distanze comprese tra i 60 e i 600 m, in relazione al tipo di trappola presente nella situazione specifica. Pompando acqua all’interno di alcuni dei pozzi, si riesce a mantenere a un livello pressoché costante (oppure ad aumentare) la pressione interna del bacino. In questo modo si incrementa la percentuale di recupero del petrolio greggio, sfruttando anche il fatto che l’acqua lo sposta fisicamente, facilitandone direttamente il recupero. In alcuni bacini molto uniformi e caratterizzati da un basso contenuto di argilla, l’iniezione di acqua può inoltre aumentare considerevolmente l’efficienza del pozzo.
Iniezione di gas o di vapore
Il gas o il vapore vengono iniettati nel bacino alla maggiore profondità possibile per mezzo di un foro obliquo rispetto alla direzione del foro di estrazione, in modo da spingere verso l’alto il petrolio e, miscelandosi con esso, diminuirne parzialmente la densità. L’iniezione di vapore è impiegata soprattutto nei giacimenti che contengono tipi di greggio molto densi e viscosi, che fuoriescono lentamente. Bitume. Il vapore non solo fornisce l’energia necessaria a spostare il petrolio ma, innalzando la temperatura del bacino, ne riduce in modo significativo la viscosità, permettendo una fuoriuscita più rapida.

energia, energia eolica, mulinoI giacimenti petroliferi: Trivellazione in mare aperto

Gli impianti di trivellazione in mare aperto sono installati su speciali piattaforme, capaci di resistere alla forza delle onde e del vento, che possono essere sia galleggianti sia poggiare su piloni piantati sul fondale oceanico a profondità di diverse centinaia di metri. Come negli impianti di trivellazione tradizionali, il derrick serve sostanzialmente a sostenere e far ruotare la batteria di perforazione, alla cui estremità è fissata la trivella stessa. Alcuni pozzi petroliferi trivellati da piattaforme di questo tipo raggiungono profondità di oltre 6500 m sotto la superficie dell’oceano.

energia, energia eolica, mulinoProcesso di raffinazione del petrolio

Una volta estratto, il petrolio viene trattato con sostanze chimiche e calore, per eliminare l’acqua e le particelle solide in esso contenute e per separarlo dal gas naturale residuo; quindi viene immagazzinato in cisterne e trasportato nelle raffinerie per mezzo di autocisterne, per ferrovia, su navi, o tramite oleodotti.
schema raffinazione del petrolio
La distillazione rappresenta la prima fase della raffinazione del greggio. Il petrolio inizia a vaporizzare a una temperatura leggermente inferiore ai 100 °C: si separano prima gli idrocarburi a più basso peso molecolare, mentre temperature via via più alte sono necessarie per distillare le molecole più grandi. Il primo materiale che si separa dal petrolio greggio è la frazione destinata a essere trasformata in benzina, seguita dalla nafta e dal kerosene. Nelle vecchie raffinerie, le sostanze residue venivano trattate con soda caustica e con acido solforico, quindi distillate in corrente di vapore. I lubrificanti e gli oli combustibili si ottengono dalla parte superiore della torre di distillazione, mentre le cere e l’asfalto si ottengono da quella inferiore.
cracking
Il processo di piroscissione, o cracking termico, è stato messo a punto allo scopo di aumentare la resa della distillazione. In questo processo le frazioni più pesanti del petrolio greggio vengono portate ad alte temperature in condizioni di pressione elevata in modo che le molecole più grandi si scindano in molecole più piccole, adatte a essere trasformate in benzina.

energia, energia eolica, mulinoAlchilazione e piroscissione catalitica

La alchilazione e la piroscissione catalitica sono due procedimenti di base, introdotti negli anni Trenta per aumentare ulteriormente la resa in benzine del petrolio. Nell’alchilazione le piccole molecole prodotte dal cracking termico vengono ricombinate in presenza di un catalizzatore. In questo modo si ottengono molecole leggere ramificate dotate di proprietà superiori, ad esempio con caratteristiche antidetonanti più elevate, da cui si ottengono combustibili utilizzabili per motori di grande potenza come quelli degli aerei. Nel processo di cracking catalitico il petrolio greggio viene scisso in presenza di un catalizzatore finemente suddiviso. Ciò permette di ottenere idrocarburi diversi che possono essere ricombinati mediante alchilazione, isomerizzazione e reforming catalitico, per ottenere carburanti dotati di elevate proprietà antidetonanti nonché prodotti chimici speciali. Ciò portò alla nascita della colossale industria petrolchimica, che produce una grande varietà di prodotti, come alcol, detergenti, gomma sintetica, glicerina, fertilizzanti, zolfo, solventi, sostanze usate nella produzione di medicinali, nylon, materie plastiche, vernici, additivi alimentari, esplosivi, coloranti e materiali isolanti.
Nel 1920 i prodotti ricavati dal petrolio greggio erano: benzine (26%); kerosene (13%); gasolio e distillati (48%) e distillati pesanti (13%). In anni più recenti, tuttavia, la resa del petrolio si è modificata, dando luogo a dati diversi: oltre il 50% è impiegato per la produzione di benzine, il 7% per kerosene, il 21% per gasolio e distillati, poco meno del 10% per lubrificanti e il 12% circa per residui più pesanti. Ingegneria petrolifera L’industria petrolifera si avvale del lavoro di numerosi specialisti, che coprono quasi tutti i campi della scienza e dell’ingegneria. L’équipe che effettua l’esplorazione comprende geologi specializzati nei rilevamenti di superficie, impegnati nel ricostruire la configurazione dei vari strati sedimentari del sottosuolo allo scopo di trovare qualche indizio sull’eventuale presenza di trappole petrolifere.
I geologi studiano le “carote” prelevate durante le perforazioni e interpretano i dati trasmessi agli strumenti di registrazione installati in superficie dai dispositivi di raccolta dei dati elettrici, acustici e nucleari calati nel pozzo di trivellazione. I sismologi interpretano i segnali trasmessi in superficie dalle onde sonore propagate nella crosta terrestre. I geochimici studiano la trasformazione della materia organica e i metodi per rilevare e predire l’occorrenza di tale materia negli strati del sottosuolo. Per finire, fisici, chimici, biologi e matematici collaborano al lavoro di ricerca e sviluppo di sofisticate tecniche di esplorazione. Una volta scoperto un giacimento, gli ingegneri petroliferi si occupano della coltivazione. Generalmente essi si specializzano in un ambito di lavoro particolare, occupandosi della trivellazione e delle attrezzature di superficie, dell’analisi petrofisica e geologica del bacino petrolifero, della stima della riserva e della specificazione delle pratiche di coltivazione ottimali, oppure del controllo e sorveglianza della produzione.
L’ingegnere che si occupa della trivellazione supervisiona il programma in base al quale verrà trivellato un pozzo petrolifero in una determinata zona e specifica il tipo di fango da usare, il modo in cui nel pozzo di trivellazione dovrà essere inserita la tubazione di rivestimento in acciaio che servirà a isolare gli strati produttivi da tutti gli altri strati del sottosuolo e infine il modo in cui gli strati produttivi saranno coltivati. Un altro ingegnere generalmente si occupa del progetto e della realizzazione delle attrezzature da installare in superficie, che comprendono le pompe, gli impianti di misurazione del giacimento, gli impianti di raccolta del petrolio coltivato e di separazione del gas, gli impianti di riempimento dei serbatoi e di disidratazione e infine le attrezzature di recupero secondario.
L’ingegnere petrofisico e i geologi, dopo aver interpretato i dati forniti dall’analisi delle carote e dai vari dispositivi di raccolta dati, mettono a punto la descrizione della roccia del bacino e della sua permeabilità, porosità e continuità. L’ingegnere che si occupa della coltivazione vera e propria quindi stabilisce la disposizione e il numero dei pozzi che dovranno essere trivellati, i ritmi di produzione che potranno permettere un recupero ottimale e la necessità di eventuali tecniche di recupero secondarie. Egli cerca inoltre di determinare la produttività e le percentuali di recupero massime che possono essere ottenute dal giacimento in termini di tempo, costi operativi e valore del petrolio greggio estratto.
L’ingegnere della produzione infine effettua il monitoraggio dei pozzi, consigliando e attuando interventi correttivi come: la fratturazione, l’acidificazione, l’approfondimento, la regolazione dei rapporti tra gas e petrolio o tra acqua e petrolio e qualsiasi altro intervento che migliori il rendimento economico del giacimento. Volumi di produzione e riserve Il petrolio greggio è forse la materia prima più utile e più versatile in assoluto. Verso la metà degli anni Ottanta nel mondo si producevano 53,4 milioni di barili al giorno; l’Unione Sovietica era il maggiore produttore mondiale di petrolio, con circa 11,8 barili al giorno, seguita dagli Stati Uniti e dall’Arabia Saudita.

energia, energia eolica, mulinoLe riserve petrolifere mondiali

Le riserve mondiali di greggio, cioè la quantità di petrolio che gli esperti sono certi di essere in grado di estrarre dal sottosuolo con tecniche redditizie, ammontano a circa 700 miliardi di barili, di cui 360 miliardi si trovano in Medio Oriente. Nei prossimi anni saranno scoperti nuovi giacimenti e tecnologie sempre più sofisticate permetteranno di incrementare la percentuale di petrolio estratta dalle riserve già note. Le riserve saranno in ogni caso sufficienti per soddisfare i fabbisogni energetici dell’umanità fino ai primi decenni del XXI secolo; gli esperti sono ancora scettici riguardo alla possibilità che le scoperte di altri giacimenti e le invenzioni future possano permettere di superare di molto tale periodo.
Le riserve disponibili e le proiezioni per l’avvenire suggeriscono che in futuro l’umanità avrà bisogno di fonti di energia alternative. Le opportunità di cui disponiamo tuttavia sono assai limitate, se pensiamo all’ingente fabbisogno energetico che caratterizza le società industrializzate. Gli esperimenti relativi alla raffinazione dell’argillite petrolifera e alla produzione di petrolio sintetico non hanno dato i risultati sperati e rimangono seri dubbi riguardo la competitività dei costi e dei volumi di produzione che si possono ottenere da queste fonti energetiche potenzialmente nuove. Le potenzialità e i problemi sollevati dall’impiego di fonti energetiche alternative come l’energia solare e l’energia nucleare sono trattati nelle voci specifiche. Allo stato attuale l’unico combustibile alternativo che può essere capace di soddisfare l’enorme fabbisogno energetico della società moderna è il carbone, disponibile in tutto il mondo in quantità relativamente abbondanti.
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