giovedì 16 giugno 2011

Intervista a Emilio Molinari sul perchè abbiamo vinto i referendum

Emilio Molinari, milanese, già presidente del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale dell'Acqua (CICMA), è felice, dopo essersi a lungo battuto per la tutela dell'oro blu, oggi può festeggiare: «Credo che il risultato dei referendum dica chiaramente che l'acqua è un bene comune non consegnabile al profitto, i cittadini hanno voluto dire 'Fermi tutti, ora parliamo noi'».

A scrutini ancora in corso, emerge in primis il raggiungimento del quorum con il 57% degli aventi diritto che si è recato alle urne. Un obiettivo che non veniva centrato dal lontano 1995, allora sul piatto c'erano dodici quesiti, fra cui privatizzazione Rai, concessioni tv e rappresentanze sindacali. Un successo che può vantare un plebiscito del sì che, nella sola Milano, non scende mai sotto il 90% di consensi.

Ma come mai questa chiamata referendaria ha smosso gli italiani più di tante altre? «Credo che la questione del nucleare abbia smosso le cose - spiega Molinari - in generale gli argomenti trattati hanno a che fare con le nostre vite, riguardano tutti, nessuno escluso. È emersa una spaccatura fra ciò che sente la gente e le leggi proposte dal Governo».

Un referendum che non è politico, precisa Molinari: «Credo che la politica non si aspettasse un risultato del genere. Ce n'è per tutti: il Governo si vede cassare tre leggi, (ndr. Legittimo impedimento, energia nucleare e privatizzazione gestione idrica) ma pure l'opposizione deve riflettere sul segnale delle urne. Neanche a sinistra c'è mai stata una seria riflessione sulle risorse che vengono meno o su una certa vocazione liberista a ogni costo».

L'acqua, bene che in Lombardia di certo non manca, è una delle risorse da tutelare, spiega Molinari - che nel 2009 ha vinto il premio Elsa Morante per la Comunicazione Scientifica con Acqua, argomenti per una battaglia (Punto Rosso, 2007, pagg.206, 6 Eu) - «Non si può non riflettere su questo povero grande fiume che è il Po, a cui chiediamo tanto, troppo. Serve una nuova attenzione al territorio, fatta di azioni e non parole».

Ma qual è l'elemento che ha coagulato l'attenzione di italiane e italiani sui questi referendum? «Inutile negarlo, gli eventi del Giappone hanno rafforzato una presa di coscienza diffusa - ammette Molinari - però l'acqua, più d'ogni altro quesito, ha dato alla gente il senso dell'azione collettiva, di essere parte di una comunità che vuole partecipare».

Ad aiutare la conoscenze dei quesiti, ben più dei media tradizionali, un mix di comunicazione on e off-line: «C'è stato Internet con Facebook e Twitter e molto passaparola». Una pausa e prosegue: «Sa cosa mi ha stupito? Vedere quattro persone anziane raccomandarsi di andare a votare, mi è parso proprio un bel segnale di partecipazione». Perchè, in fondo, preoccuparsi dell'acqua oggi, vuol dire pensare a chi quell'acqua potrà berla domani e a che condizioni.

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