domenica 18 dicembre 2011

Ripresa delle pubblicazioni sul mio Blog

Per alcuni mesi delusa perchè nessuno commentava i miei post ho smesso di scrivere sul mio blog e di inserire anche articoli. Ora mi sono decisa di continuare:-)  anche se nessuno leggerà o nessuno commenterà:-(  è importante un blog lo + per fare informazione.
Quello che le persone vogliono dire  al mondo lo trovi leggendo i vari blog.

La Lotta di Classe è finita? un articolo di Guido Viale

La lotta di classe è finita?
di Guido Viale
I DIRITTI DEI PADRONI E QUELLI DEGLI OPERAI
La lotta di classe è finita? Così vorrebbe il "pensiero
unico" dell'ideologia neoliberista
"il manifesto" 31 agosto 2010
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Le vicende riguardanti le lotte operaie di questi ultimi mesi - il più delle volte determinate dalla inderogabile necessità di salvaguardare il posto di lavoro, unica fonte di reddito in grado di far sopravvivere un lavoratore e la sua famiglia - hanno suscitato prese di posizione spesso reazionarie. Tali sono state per esempio, recentemente, quelle di Marchionne, amministratore delegato Fiat, e quelle di Tremonti, ministro delle finanze del governo Berlusconi. Ambedue espresse al meeting di Rimini di Comunione e liberazione, che dimostra di essere diventata una vera e propria lobby politica che nulla ha più a che fare con le dottrine sociali della Chiesa.
Nelle parole di Marchionne, di Tremonti e della Marcegaglia, l'intento è stato più che chiaro: rendere nulli anche gli ultimi diritti conquistati nel corso di decenni dalle lotte dei lavoratori, lotte che hanno avuto un altissimo costo, spesso costituito dalle loro stesse vite - a partire dalle rivendicazioni milanesi per il pane represse a fine Ottocento dalle cannonate di Bava Beccaris (80 morti, 450 feriti) alla strage delle Fonderie Riunite di Modena (gennaio 1950: 6 morti, 50 feriti) fino alla strage di Reggio Emilia (luglio 1960) e a quella di Avola (dicembre 1968).

A Rimini l’amministratore delegato della Fiat ha esposto con la massima chiarezza alcuni suoi «mantra»: 1. L’economia globalizzata impone che l’aumento di produttività nei paesi opulenti sia molto più elevato di quanto negli ultimi trent’anni non sia avvenuto, per tenere il passo con quanto avviene nei paesi emergenti e non perdere altro terreno nei loro confronti. 2. La lotta di classe è finita perché non ci sono più classi. 3. La domanda di automobili in Occidente è molto diminuita ed è tuttora in calo, perciò bisogna concentrare la produzione in un numero limitato di imprese, riducendo il numero delle unità prodotte e aumentando la competitività. 4. I lavoratori debbono accettare nuove regole sulla flessibilità negli orari, sul ricorso allo sciopero, sulla struttura del salario e dei contratti. 5. La giurisdizione del lavoro dovrà, di conseguenza, essere aggiornata. 6. Forme di partecipazione dei lavoratori ai profitti derivanti dall’aumento della produttività sono auspicabili e vanno incentivate. 7. Le parti sociali debbono premere sui governi per ottenere nuovi tipi di «welfare» appropriati alle nuove regole.
In questo intervento di Marchionne colpiscono non solo alcuni contenuti reazionari, ma alcune omissioni, la più vistosa delle quali riguarda le diseguaglianze retributive che hanno raggiunto livelli inaccettabili. Marchionne può dire che questi problemi non lo riguardano ma negherebbe con ciò l’evidenza: ogni persona e quindi ogni lavoratore vive in un contesto sociale che non può essere parcellizzato ed è inserito in un contesto globale.
Nel corso del meeting di Rimini, il giorno prima di Marchionne aveva parlato Giulio Tremonti. Un discorso ampio, di economia, di finanza e di politica. L’intervento di Tremonti è stato ampiamente riferito dai giornali, c’è soltanto un punto che occorre ricordare. Il ministro – scrive Eugenio Scalfari – "ha parlato di austerità ricordando che in anni ormai lontani quel concetto fu patrocinato da Enrico Berlinguer che propose di farne il cardine d’una nuova politica economica. È vero, Berlinguer vide con trent’anni di anticipo il grande riassetto sociale che stava arrivando, ne colse alcune implicazioni che riguardavano la politica e le istituzioni, decise di orientare in modo nuovo la politica del suo partito affinché si ponesse alla guida di quel riassetto. Non fu soltanto Berlinguer a imboccare quella strada. Nel Pci a favore d’una politica di austerità si schierò Giorgio Amendola, nel sindacato Luciano Lama, negli altri partiti Ugo La Malfa, Riccardo Lombardi, Antonio Giolitti, Gino Giugni e Giorgio Ruffolo, Bruno Visentini. Nella Dc, Ezio Vanoni e Pasquale Saraceno. Insomma la sinistra di governo e la sinistra di opposizione".
Tremonti però non ha reso esplicito il significato di quella posizione. Berlinguer voleva che fosse la sinistra a guidare il riassetto sociale incombente, per garantire che non fossero solo i ceti più deboli a pagarne il costo. Questo aspetto del problema è stato oscurato dal ministro ed è invece l’aspetto fondamentale.
Scrive ancora Scalfari: "Se si deve attuare una vasta modernizzazione istituzionale e un trasferimento di benessere sociale dalle economie opulente verso quelle emergenti; se un così gigantesco riassetto non può essere disgiunto da un riassetto analogo all’interno delle aree opulente; è evidente che i più deboli debbono partecipare in primissima fila a questa operazione. I ceti medi e medio-bassi non possono essere oggetto del riassetto sociale senza esserne al tempo stesso il principale soggetto. Questo è il punto che manca all’analisi di Tremonti e che Marchionne ha vistosamente omesso come l’ha omesso la Marcegaglia. L’intero meeting di Rimini su questo punto ha taciuto: omissione tanto più vistosa in quanto avvenuta in una occasione promossa da una delle principali Comunità cattoliche, con tanto di benedizione papale e presenze cardinalizie".
Due brevi passaggi degli interventi di Enrico Berlinguer (1977 e 1979):
"Una trasformazione rivoluzionaria può essere avviata nelle condizioni attuali solo se sa affrontare i problemi nuovi posti all'Occidente dal moto di liberazione dei popoli del Terzo mondo. E ciò, secondo noi comunisti, comporta per l'Occidente, e soprattutto per il nostro paese, due conseguenze fondamentali: aprirsi ad una piena comprensione delle ragioni di sviluppo e di giustizia di questi paesi e instaurare con essi una politica di cooperazione su basi di uguaglianza; abbandonare l'illusione che sia possibile perpetuare un tipo di sviluppo fondato su quella artificiosa espansione dei consumi individuali che è fonte di sprechi, di parassitismi, di privilegi, di dissipazione delle risorse, di dissesto finanziario. […] Ecco perché una politica di austerità, di rigore, di guerra allo spreco è divenuta una necessità irrecusabile da parte di tutti ed è, al tempo stesso, la leva su cui premere per far avanzare la battaglia per trasformare la società nelle sue strutture e nelle sue idee di base".
E ancora:
"La politica di austerità quale è da noi intesa può essere fatta propria dal movimento operaio proprio in quanto essa può recidere alla base la possibilità di continuare a fondare lo sviluppo economico italiano su quel dissennato gonfiamento del solo consumo privato, che è fonte di parassitismi e di privilegi, e può invece condurre verso un assetto economico e sociale ispirato e guidato dai principi della massima produttività generale, della razionalità, del rigore, della giustizia, del godimento di beni autentici, quali sono la cultura, l'istruzione, la salute, un libero e sano rapporto con la natura. 'Lor signori', come direbbe il nostro Fortebraccio, vogliono invece l'assurdo perché in sostanza pretendono di mantenere il consumismo, che ha caratterizzato lo sviluppo economico italiano negli ultimi venti-venticinque anni, e, insieme, di abbassare i salari".
E, aggiungo, io, di cancellare tutti i diritti.
Qui di seguito propongo l'articolo dell'economista Guido Viale, dal "manifesto" di oggi.

Per Marchionne, per la Marcegaglia e per molti altri che hanno frequentato il meeting di Comunione e liberazione la lotta di classe è un residuo di un passato da superare, così come lo è la conflittualità sindacale o la lotta «tra operai e padroni». Così si capisce meglio dove mirassero le tante polemiche fuori tempo massimo contro il '68 e la sua cultura distruttiva. Però, come giustamente ha fatto notare Adriano Sofri sulla sua piccola posta, la frase «basta lotta tra padroni e operai» prende una sfumatura diversa a seconda che a pronunciarla sia un operaio oppure un padrone. In effetti per tutti costoro quello che è o va superato è la lotta degli operai contro i padroni, o dei lavoratori contro le imprese e i loro imprenditori, perché l'altra, quella dei padroni contro gli operai è in pieno corso e va a gonfie vele.
Come altro si può intendere, infatti, la situazione di quelle migliaia di lavoratori lasciati sul lastrico da padroni, spesso bancarottieri, che si sono impossessati di un'impresa per distruggerla o ridimensionarla grazie ai meccanismi messi in campo dalla finanza internazionale? O le delocalizzazioni fatte per liberarsi di una manodopera troppo costosa? O la diffusione del lavoro precario che distrugge qualsiasi possibilità di costruirsi una vita e un futuro? O la tesi di Tremonti, secondo cui la normativa sulla sicurezza sul lavoro (legge 626) è ormai insostenibile per le imprese, nonostante le morti sul lavoro ufficialmente accertate siano più di mille all'anno, e altrettante, e forse più, siano non accertate, perché morti «bianche» provocate dal lavoro «nero»?

L'accondiscendenza politica e sindacale verso il primato assoluto dell'impresa - che è l'ideologia sottostante a queste prese di posizione - ha impregnato talmente il sentire comune che nell'affrontare questi temi i loro corifei non si rendono nemmeno più conto di quel che dicono. Sentite Marchionne al meeting di Rimini: «Non credo sia onesto usare il diritto di pochi per piegare il diritto di molti». Pensa di parlare di tre degli operai che ha fatto licenziare per rappresaglia contro la Fiom, ma la stessa frase potrebbe essere letta in un altro modo. Quali sono «i diritti di pochi»?

Non sono forse quelli dei padroni della fabbrica? O, meglio, degli azionisti di riferimento (gli altri sono «parco buoi») e dei manager che si sono scelti e che guadagnano, tutti quanti, milioni di euro all'anno: 3-400 volte di più dei «molti» che lavorano per loro. E chi sono quei «molti» i cui diritti vengono «piegati» dai «pochi»: quelli che un picchetto o un'assemblea in fabbrica ha magari dissuaso dal cedere al ricatto dell'azienda? O quelli «piegati» a dire di sì in un referendum sotto la minaccia di perdere per sempre il loro posto di lavoro? E ancora (è sempre Marchionne che parla): «La dignità e i diritti non possono essere patrimonio esclusivo di tre persone. Sono valori che vanno difesi e riconosciuti a tutti».

Certo la dignità e i diritti di alcuni «tre», per esempio Marchionne, Elkann e Montezemolo, oppure Tremonti, Sacconi e la Sig.ra Marcegaglia, non sembrano messi in discussione. Ma che dire di migliaia di lavoratori posti di fronte al diktat di accettare condizioni di lavoro inaccettabili, contrarie alla loro dignità (ma si è mai vista la «pausa mensa» a fine turno, dopo otto ore di lavoro quasi senza pause? E perché non li si lascia andare a mangiare a casa loro? Perché siano pronti per il lavoro straordinario) e contrari ai loro diritti (quello, sacrosanto di garantirsi un brandello di vita familiare libera da turni e straordinari; o quello di scioperare).
Questa storia della fine della lotta tra operai e padroni, con cui i vincenti di oggi si riempiono la bocca trattando i diritti dei perdenti come carta straccia, ricorda da vicino la storia della «fine delle ideologie». In realtà, a scomparire dai radar è stata solo l'ideologia socialista, con le sue varianti anarchica e comunista. Le altre, quella liberale, trasformata in liberismo e in «pensiero unico» è più viva che mai (anche se è più che mai un morto che cammina). E la dottrina della chiesa, trasformata in fondamentalismo cattolico («diritto alla vita» contro i diritti di chi vive), anche.

domenica 26 giugno 2011

Tutti i gruppi Gas e Des d'Italia si trovano in riunione in Abruzzo in questi giorni

A Collemaggio i Gas-Des: economia solidale in Abruzzo

Il convegno nazionale dal 24 al 26 giugno
L'Aquila, 25 giu 2011 - L'Aquila, da venerdì 24 a domenica 26 giugno, assiste allo “sbarco” di una compagnia poco nota per questo territorio: i Gas Des. Non è un gruppo musicale o una compagnia teatrale, ma sicuramente vuole attirare l'attenzione dei cittadini del capoluogo abruzzese.
Gas e Des significa Gruppi di acquisto solidale e Distretti di economia solidale «una rete di persone, botteghe del commercio equo, produttori biologici, associazioni culturali e cooperative». 
Cosa fanno all'Aquila: un convegno nazionale per riflettere sulle potenzialità dell’economia solidale come possibile risposta alle emergenze ecologiche, sociali ed economiche di cui sono piene le cronache quotidiane.
La scelta di tenere questo evento all'Aquila è anche legata al terremoto di oltre due anni fa perché, come esplicitato nella conferenza stampa dagli organizzatori, l'Abruzzo è un territorio ancora “sconosciuto” e le sue potenzialità e la qualità dei prodotti possono aiutare nel rilancio dell'economia del dopo terremoto, secondo una diversa sensibilità e consapevolezza.
ale
Nella direzione auspicata dai Gas-Des va ad esempio l'esperienza dell'ecovillaggio di Pescomaggiore, dove l'esperimento di ricostruzione ecosostenibile si è accompagnato con un recupero della produzione agricola. Certo per ora è solo un'esperienza isolata, ma proprio per diffondere nel territorio aquilano i temi di un'economia solidale sarà utile muoversi nell'area del parco di Collemaggio all'Aquila nei prossimi giorni, per ascoltare incontri e convegni e collaborare ai gruppi di lavoro previsti.
Forse sarà possibile trovare qualche risposta o qualche nuova idea per una ricostruzione economica che dev'essere anche etica e sociale.
Nel programma poi non mancano musica, laboratori teatrali, escursioni, anche nel centro storico dell'Aquila per far conoscere, una volta di più, quello che è caduto e continua a cadere dal 2009.
di Alessia Moretti
IL PROGRAMMAhttp://www.sbarcogaslaquila.it/
Giovedì 23 giugno Accoglienza –sistemazione ospiti – animazione.
Venerdì 24 giugno
Mattina
Incontro con le Città di Transizione (Cristiano Bottone).
Pomeriggio
Il venerdì pomeriggio si terrà un convegno pubblico sulle buone prassi di nuova economia come
risposta alla crisi. Il convegno si rivolge alla cittadinanza ed agli amministratori e si compone di
due parti. Nella prima parte, dopo l’introduzione, vengono interrogate alcune forme di economia
alternativa per analizzare i modelli che propongono e cosa questi possono portare di fronte alla
crisi
e al territorio de L’Aquila. Nella seconda parte vengono invece analizzate alcune pratiche di
queste
forme di economia alternativa, sempre per vedere quali tipi di risposte possono portare
di fronte alla
crisi.
Convegno pubblico: Risposte praticabili di fronte alla crisi (15 – 19.30)
14.30 –
Registrazioni
15.00 – L’economia del noi come risposta alla crisi – Roberta Carlini (giornalista
e autrice del libro
“L’economia del noi – L’Italia che condivide”, Ed. Laterza)
15.30 – “I modelli
alternativi di fronte alla crisi” – Tavola rotonda con esponenti della Rete dei
Comuni Virtuosi, Rete
della Decrescita, Città di Transizione e Tavolo RES (Rete di Economia
Solidale), modera Roberta
Carlini
17.00 – Intervallo
17.30 – “Le pratiche alternative di fronte alla crisi” – Descrizione e analisi
di alcune pratiche (da
selezionare)
19.00 – Conclusioni
(A latere, momenti di animazione, spettacoli,
attività con bambini e giovani)
Sabato 25 giugno: Intera giornata: Convegno Nazionale GAS-DES.
Mercato contadino e del commercio equo e solidale; itinerari del gusto, laboratori, percorsi culturali
nella città e dintorni; spettacoli e animazione.
Domenica 26 giugno.
Mattina
Plenaria (9.30-13.00)
9.30 – La proposta dell’economia solidale –
Relatore da definire all’interno del Tavolo RES
9.45 – Revisione critica del modello dell’economia
solidale – Nicolò Bellanca (Professore di
Economia dello sviluppo presso l’Università di Firenze e
autore del saggio “L’economia del noi -
Dall’azione collettiva alla partecipazione politica”, Università
Bocconi Editore)
10.30 – Dibattito (modera Andrea Di Stefano, direttore di Valori)
11.30 – Proposta
e discussione di un documento finale
12.30 – Conclusioni (Mauro Serventi)
Per tutta la giornata
Mercato contadino e del commercio equo e solidale; itinerari del gusto, laboratori, percorsi culturali
nella città e dintorni; spettacoli e animazione.
Per tutta la durata dell’evento sarà allestito uno
spazio dedicato alla storia dell’Aquila e del
territorio.
 PROGRAMMA EVENTI
Venerdì 24 Giugno 2011
ORE 21.00: SUL PALCO
 21.00 – 22.00 Musicanti del piccolo borgo http://
www.musicantidelpiccoloborgo.it/
22.00 – 22.30 Ratablo
22.30 – 23.30 Bevano Est http://
www.bevanoest.com/
23.30 Compagnia Aquilana Canto Popolare
Sabato 25 Giugno 2011
ORE 17.00: CORTEO SONORO PER LE VIE DEL CENTRO
• Vitivinicola
• Sandandonijre
ORE 21.00:
SUL PALCO – FESTIVAL DI MUSICA ABRUZZESE
21.00 – 22.00 Discanto http://
www.discanto.net/ (ok) palco
22.00 – 22.30 Poeti a braccio
22.30 – 23.30 Terre del Sud http://
www.terredelsud.biz/
23.30 Compagnia Aquilana Canto Popolare
A chiusura – Dabadub Sound
System http://www.myspace.com/dabadub
Domenica 26 Giugno 2011
ORE 17.00: CONCERTO DI CHIUSURA
 http://www.mariavittoriajedlowski.it/
TEATRO: Stefano Lucarelli proporrà il
testo “Terracotta”.
Spazio bimbi
Teatro Pachamama “Aqua” Antonella Rava (ripetuto anche più
volte, perchè è uno spettacolo per
piccoli gruppi di bambini, sulla risorsa acqua)
Laboratori della
decrescita
Venerdi dalle 16.00 alle 20.00
Sabato dalle 11.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 18.00
alcuni e fino alle 20.00
Stage per condividere alcune antiche tradizioni
• come fare un cesto
(Giuseppina Pace di Paganica);
• i balli popolari abruzzesi (Dantina Grosso e Debora Malerba);
• il
telaio e l’arte della tessitura a cura di Stefano Coco di Canistro e Assunta Perilli di
Campotosto;
•
come fare il sapone in casa (Francesco d’Ingiullo);
• la filiera della lana e la tintura naturale (Coop.
La Campana).
• la valorizzazione della canapa e dell’ortica.
Video: sarà allestito uno spazio video
nel quale si proietteranno prevalentemente video
autoprodotti sul post-terremoto all’Aquila, ma
anche altri video legati alle tradizioni abruzzesi
(Massimo Moca, Gianfranco Spitilli) o video di
testimonianza di esempi virtuosi legati a
iniziative di economia solidale in Italia.
Una Carriola di
disegni: l’obiettivo è quello di portare disegnatori all’Aquila per testimoniare le
conseguenze del
terremoto. http://unacarrioladidisegni.blogspot.com/.
Visite guidate: uno degli obiettivi secondari
dell’evento “Sbarco GAS 2011” è la conoscenza del
territorio aquilano. Attraverso la disponibilità di
pulmini, saranno organizzate visite finalizzate
alla conoscenza del territorio: la sua storia, la sua
cultura, la sua natura, i suoi sapori.
Sabato 25 e domenica 26 giugno l’Associazione
Culturale “Panta Rei” offre gratuitamente le
seguenti visite guidate
1) lettura della simbologia
architettonica della facciata e della pavimentazione della Basilica di
Collemaggio a cura dell”Avv.
Maria Grazia Lopardi
2) visita guidata nel centro storico della città dell’Aquila a cura della Dott.ssa
Maria Rita Acone
3) presentazione della storia di Celestino V dell’Istituzione della Perdonanza
all’Aquila e della
relazione con la storia della città a cura di Gabriella Liberatore e Letizia Giuliani.
Gli orari entro i quali svolgere tale attività e le modalità di prenotazione per le visite penso che
potremo fissarle in un programma a seguire più dettagliato.
Escursioni a piedi
E’ stato organizzato
un trekking di avvicinamento alla città di più giorni, una settimana a piedi, a
cura dell’associazione
La Compagnia dei Cammini. Inoltre saranno organizzate escursioni di una
giornata:
sabato 25
Escursione al Gran Sasso
domenica 26 Escursione a Castel del Monte visita azienda formaggio
Giulio Petronio
accompagnate da Accompagnatori di Media Montagna della Regione Abruzzo,
costo 10 euro a
persona.
Guide: Luca Maria Nucci, Alberto Liberati
Altre escursioni
Domenica 26
visita all’Eco villaggio autocostruito di Pescomaggiore (Progetto EVA
www.pescomaggiore.org ) -
pranzo con prodotti biologici locali.

sabato 25 giugno 2011

Processo Marlane Marzotto rinviato, oggi manifestazione Tricom

di Giorgio Langella Da VicenzaPiù n. 216 in distribuzione da venerdì 24 giugno
 
Caduti sul lavoro e malattie professionali: una strage che viene "raccontata"dai media come fosse una cosa normale, come il pegno che bisogna pagare al progresso. Si discute, si polemizza, si lanciano ultimatum. La politica italiana è un susseguirsi di proclami, slogan, propaganda. Adesso è di moda litigare sui ministeri da spostare al nord, su chi sarà il leader del centrosinistra, sulle primarie. Sembra che si faccia di tutto per distogliere l'attenzione dei cittadini dai veri problemi che stanno distruggendo il paese.
Il lavoro prima di tutto. Un lavoro che manca, che viene pagato poco, che è precario. Che è insicuro in tutti i sensi. La sicurezza sul lavoro è uno dei temi che dovrebbe essere affrontato in maniera decisa e che, invece, viene lasciato alla cronaca. Alle condoglianze quando ci sono incidenti nei posti di lavoro. Alle promesse. Intanto, nei luoghi di lavoro, si continua a morire, si diventa invalidi, ci si ammala. È una strage che viene "raccontata" come fosse una cosa normale, come il pegno che bisogna pagare al progresso. Il costo che i lavoratori e le loro famiglie devono pagare per poter avere un salario. Ma l'insicurezza cronica nei luoghi di lavoro, non è inevitabile né frutto della fatalità. È parte integrante di un modello di sviluppo che ha come obiettivo il profitto di pochi. I dati sono impressionanti. Da inizio anno al 20 giugno 2011, ci sono stati 290 morti sul lavoro, che salgono a 568 considerando i lavoratori deceduti sulle strade e in itinere. Rispetto allo stesso periodo del 2010 si registra un incremento del 18,6%(1). Per quanto riguarda le malattie professionali i dati sono più difficili da trovare. Si scopre che le malattie professionali denunciate nel territorio nazionale sono state 26.787 nel 2005, 26.826 nel 2006, 28.856 nel 2007, 29.939 nel 2008, 34.646 nel 2009(2). Un crescendo drammatico. Per qualcuno queste sono solo statistiche, ma dietro i numeri ci sono persone, sacrifici, famiglie, vite, intelligenze. E tanta disperazione. Tutto questo viene nascosto, taciuto, sfumato. È meglio non sapere. E i morti sul lavoro o da malattia professionale diventano invisibili. Qui invece si vuole informare. Il 24 giugno, al tribunale di Paola, ci sarà l'udienza del processo "Marlane-Marzotto". Imputati di questo processo sono i massimi dirigenti (del passato e di oggi) della Marzotto e della Lanerossi. Vengono processati perché tra i poco più di mille operai che hanno lavorato nello stabilimento di Praia a Mare circa 50 sono morti di tumore e oltre 60 si sono ammalati(3). Una percentuale altissima, certamente anomala. Se si considera anche che una delle imputazioni è per disastro ambientale (visti i residui tossici delle lavorazioni e i veleni nascosti nelle immediate vicinanze dello stabilimento), siamo di fronte a qualcosa di talmente grande e serio che dovrebbe essere conosciuto da tutti i cittadini, in ogni parte d'Italia. E invece i mezzi di comunicazione non scrivono nulla, tacciono. Sono molto "prudenti". Del resto, quando si parla dei "potenti" è meglio usare la dovuta cautela. Il 24 giugno gli avvocati di parte civile chiederanno di trasformare l'imputazione per omicidio colposo in omicidio volontario. Lo fanno per evitare che il processo vada in prescrizione e che non si possa trovare nessun colpevole. Lo fanno perché non c'è nessuna differenza tra quanto è successo alla Marlane di Praia a Mare e alla Thyssen di Torino(4). Hanno ragione. La differenza tra i due casi è solo nel tempo che i lavoratori ci hanno messo a morire e nel numero dei morti. Ma le responsabilità sono le medesime. Sistemi di sicurezza inadeguati o inesistenti. E tutto perché qualcuno ha deciso che "si poteva rischiare" la vita dei lavoratori. Perché si è pensato che "non potesse succedere" quello che, poi, è avvenuto. Perché la sicurezza, forse, costava troppo. Il 25 giugno a Bassano ci sarà una manifestazione di protesta per la sentenza che ha assolto gli imputati del processo "Tricom" di Tezze. Assolti perché "il fatto non sussiste". Eppure in quella fabbrica c'era cromo esavalente. Eppure tracce di questo veleno sono state trovate nei corpi di chi è morto anche a distanza di anni. Eppure l'area della fabbrica e la falda acquifera sono inquinate e compromesse. Ma è stato sentenziato che i lavoratori sono morti perché fumavano e nessuno è colpevole. Il fatto non sussiste ... ma i morti sono reali, l'inquinamento è reale, l'avvelenamento da cromo esavalente è reale. Il 24 e il 25 giugno sono due giornate importanti. Si vedrà se esiste giustizia anche per chi muore nei posti di lavoro. Si vedrà se ci può essere speranza di avere più sicurezza nel lavoro. Perché serve poco vincere il referendum sul nucleare per salvaguardare la nostra salute se poi nei luoghi di lavoro si continua a morire per evidenti carenze di sicurezza.
 
(1) osservatorio indipendente di Bologna sulle morti per infortuni sul lavoro
(2) ISTAT
(3) Sono considerati i casi di lavoratori deceduti o ammalati interessati dal processo. I morti sono sicuramente molti di più.
(4) L'amministratore delegato della Thyssen, condannato a 16 anni e mezzo per omicidio volontario, è stato successivamente applaudito in un'assemblea della Confindustria.

Dopo l’alluvione del primo novembre che ha colpito il Veneto, è da capire se c’è volontà di cambiamento.


http://geograficamente.wordpress.com/2010/11/14/il-veneto-e-l%E2%80%99alluvione-acque-fiumi-e-utopie-concrete-per-il-paesaggio-veneto-la-possibile-svolta-nella-gestione-territoriale-vie-d%E2%80%99acqua-artificiali-dismissioni-di-inutili-zon/

venerdì 24 giugno 2011

Guerra e Bugie in TV

Il titolo della puntata è Guerra, Bugie & TV, realizzato da Amedeo Ricucci e, come si può capire dal titolo, racconterà parecchie delle menzogne della televisione per quanto riguarda gli eventi bellici degli ultimi anni, dalla prima guerra del Golfo alla Palestina, dal massacro di Timisoara alle fosse comuni di Tripoli.
Nella presentazione della puntata si legge: le fosse comuni a Tripoli? Una montatura grossolana. La presa di Sirte da parte dei ribelli? Una bufala clamorosa. La crisi libica si è imposta sullo scacchiere internazionale grazie anche ad una micidiale disinformazione, veicolata dai mass media. Non è la prima volta. Guerra e bugie vanno d’accordo sempre, soprattutto in televisione.
E’ un matrimonio che è stato consumato da tempo e che non è mai andato in crisi, anzi si è arricchito di conflitto in conflitto. Con tecniche sempre più sofisticate, anche se con risultati altalenanti. L’inchiesta de La Storia siamo noi in onda questa sera, rimette in discussione molte verità sulla guerra in Libia che sembravano acquisite. In puntata andranno in onda interviste a Fausto Biloslavo, Toni Capuozzo, Massimo Bordin, Antonio Polito e Cristiano Tinazzi.http://www.africanews.it/guerra-in-libia-bugie-in-tv/

domenica 19 giugno 2011

Nicola Del Duce ci spiega cosa cambia con la vittoria dei referendum sull'acqua. Politica

   Con la vittoria dei ‘Sì' gli enti pubblici proseguiranno a controllare qualità e costi di erogazione dell'acqua di rubinetto, che non vengono quindi affidati a imprenditori privati. Con la vittoria del secondo quesito viene abolita dunque la possibilità del gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa: quel tanto discusso 7% sulla bolletta degli italiani



Gli italiani si sono espressi in maniera piuttosto inequivocabile. Sia per l'alta affluenza, pari al 57% degli aventi diritto, sia per la valanga di ‘Sì' ottenuti dai 4 quesiti pari al 95% dei voti espressi. I due quesiti sull'acqua riguardavano: il primo, "la modalità di affidamento e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica", il secondo la "determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all'adeguata remunerazione del capitale investito". La vittoria del sì fa in modo che restano attivi gli affidamenti del servizio a società pubbliche, secondo la loro scadenza naturale. Toccherà ora ai Comuni, proprietari delle aziende in quasi tutte le città, stabilire il proprio futuro. Saranno infatti le amministrazioni locali a dover dire se faranno gare o affidamenti diretti.
Il primo quesito ha infatti abrogato l'articolo 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto 112 del 2008 convertito con la legge 133 dello stesso anno, e cioè quello che consente l'ingresso dei privati nella gestione dell'acqua.
Il secondo quesito ha invece cancellato il comma 1 dell'articolo 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del decreto 152 del 2006, vale a dire quello che dà diritto a una "remunerazione adeguata", anche attraverso l'aumento delle tariffe, per chi investe nelle società dell'acqua. Il punto vero è che tale remunerazione non era vincolata alla qualità del servizio erogato, come dimostrano molte esperienze sul territorio nazionale. Il che vuol dire che a fronte di disservizi da parte del gestore lo stesso poteva comunque aumentare le tariffe. Con la vittoria del sì viene abolita dunque la possibilità del gestore di ottenere profitti garantiti sulla tariffa: quel tanto discusso 7% sulla bolletta degli italiani. Adesso la tariffa dovrà tenere conto della qualità della risorsa idrica e del servizio fornito, delle opere e degli adeguamenti necessari, dell'entità dei costi di gestione delle opere. In altre parole si impedisce di fare profitti sull'acqua.
Ma c'è un "però". Con l'uscita di scena dei privati, resta aperto il problema del fabbisogno di investimenti stimato nel rapporto Blue Book pari a 64,12 miliardi di euro in 30 anni (2 miliardi l'anno) per risolvere i problemi che attanagliano tutt'oggi il paese (10 milioni di italiani dispongono di acqua solo a intermittenza, il 20% non ha fognature, il 30% non è allacciato a impianti di depurazione). In altre parole: quale soggetto imprenditoriale vorrà impegnarsi in un affare economico dal quale non potrà avere un ritorno certo e significativo?
Le conseguenze immediate verificatesi dopo il raggiungimento del quorum sono state ad esempio la decisione di Hera, la società multiservizi bolognese impegnata nella gestione del ciclo dei rifiuti, dell'energia e delle risorse idriche, che ha confermato che non firmerà più la convenzione con gli enti locali che prevedeva investimenti per 70 milioni di euro sulla rete idrica. Hera ha inoltre perso in borsa circa il 10% del suo valore dall'inizio del mese ad oggi proprio per la probabile vittoria dei ‘Sì' al referendum.
A Roma invece la vittoria dei comitati referendari implica che la privatizzazione di Atac e Ama non si farà. Secondo il decreto Ronchi era del 40% la quota di azioni Ama e Atac che il Campidoglio avrebbe dovuto cedere ai privati. Adesso però si fermerà tutto, a meno che non si creino società a capitale misto pubblico/privato. Insomma si vedrà. Il padre del decreto sull'Acqua, l'ex Ministro Andrea Ronchi in un'intervista al Corriere della Sera difende il suo decreto: "era una buona legge", dice, "il voto - aggiunge - blocca le liberalizzazioni della gestione dei servizi pubblici: acqua, rifiuti, metropolitane. Per far funzionare questi servizi ci vogliono 120 miliardi. Come faranno i Comuni che sono senza un euro. Non faranno niente. I servizi peggioreranno". Ma non è tutto, Ronchi se la prende anche con i suoi ex colleghi del Governo. "Ma come, la 'legge Ronchi' - sbotta l'ex ministro - è una tua riforma e non la difendi a spada tratta? Puoi perdere, ma a testa alta. Ho assistito a clamorose incertezze. Berlusconi che non va a votare, ministri che vanno, altri che non vanno. Due no e due sì, due sì e due no... Alla fine, tanti elettori del centrodestra hanno votato e hanno contribuito al risultato finale".
Sarà, ma la gestione privata dell'Acqua nel Lazio ad esempio, ha portato ad una vera e propria ribellione da parte dei cittadini che si sono visti rincari annui della bolletta arrivati fino al 200%, con conti giunti fino a 245 euro. I dati forniti da Cittadinanzattiva soltanto qualche giorno prima del voto parlano chiaro: nel Lazio si registrano incrementi in bolletta che superano la media nazionale: +11,9% contro il 6,7%. Il consumo è riferito ad una famiglia composta da tre persone, che consuma 192 metri cubi l'anno, e la variazione dei costi compara il 2009 con l'anno precedente. Nel dettaglio, ci sono province in cui l'acqua costa un occhio della testa: in testa alla classifica Frosinone con 280 euro a famiglia, in seconda posizione si piazza Viterbo con 271. Ed è proprio la Tuscia a detenere il record nazionale degli aumenti con un + 53,4 %. Segue Latina, con il gestore idrico che emette fatture mediamene da 262 euro anni a famiglia, e poi Roma con 207.
Adesso però qualcosa dovrà cambiare e le famiglie non potranno più essere spennate dai nostri "operatori privati".

sabato 18 giugno 2011

L'acqua ferma l'onda liberista di Emilio Molinari

L'acqua ferma l'onda liberista.
Pubblicato dal Corriere della Sera
Giovedì 16/6
Il referendum sul nucleare ha tirato la volata, ma quello sull'acqua ci ha messo l'anima profonda del cambiamento.
Ha interrotto una lunga fase, non solo quella di Berlusconi, ma quella del liberismo senza limiti di Regan, del ritiro della politica da ogni idea pubblica che ha contaminato tutti.
Viene da lontano, è figlia dei Forum Sociali Mondiali e di un lungo lavoro culturale di 11 anni e di lotte, che hanno scavato nelle coscienze dei cittadini, di dialogo con la chiesa e di confronto-scontro coi partiti.
Le privatizzazioni caratterizzeranno il dopo referendum e il dopo Berlusconi. Ma non si potrà ignorare che i cittadini hanno detto: che il servizio idrico va gestito pubblicamente e che vogliono partecipare alla definizione delle scelte che si faranno, sapendo che si scontreranno con destra e sinistra, ma sopratutto con Confindustria, Federutilty, multinazionali che hanno ripetutamente detto che le privatizzazioni devono stare al centro dell'iniziativa di qualsiasi governo.
C'è in giro il timore di un nuovo “fantasma che si aggira per il mondo”...Ed è il fantasma della partecipazione che si fa soggetto organizzato in reti nazionali ed internazionali, capace di darsi obbiettivi a tutti i livelli: dal fermare la mercificazione dell'acqua potabile, all'affermazione del diritto umano nelle istituzioni internazionali. Che ha rivitalizzato come in Uruguay e Berlino il referendum strumento della sovranità popolare. Ha introdotto il linguaggio dei beni comuni di cui oggi tutti parlano. Che non divide i popoli, non demonizza i partiti per trovare un proprio consenso, ma cerca consenso tra la gente per cambiare la cultura dei partiti e portarli a battersi con noi come è avvenuto in parte nei referendum.
Non ha chiesto: stai con Berlusconi o contro? Ha detto a tutti: guardate al mondo e ai suoi terribili problemi, sono anche nostri. Ban Ky-Moon nel 2008 ebbe a dire che siamo di fronte a una grande crisi idrica mondiale ed a una grande crisi energetica che si alimentano e provocano altre crisi, compresa quella alimentare.
Volevamo parlare di questo. Chiedere: perché l'accesso ai beni comuni indispensabili alla vita e che scarseggiano, deve essere regolato dal mercato?
Esiste ancora un interesse pubblico e una fiscalità generale? L'acqua potabile è un bene comune oppure per il fatto che occorrono interventi industriali, la sua natura diventa economica, il suo accesso diventa individuale, regolato dal mercato?
L'acqua è un diritto umano o è solo un bisogno individuale che si compera come sostengono le multinazionali e i Forum Mondiali dell'acqua partecipati da 160 governi?
Noi non abbiamo parlato di gratuità. Avremmo voluto spiegare che vogliamo garantire il diritto a tutti, a carico della fiscalità, 50 litri al giorno per persona come sostiene l'OMS e dopo tale consumo una tariffa progressiva sempre più cara per garantire il risparmio.
Per paura ci hanno resi muti. Ha parlato la politica, che trasversalmente volle le privatizzazioni, e rancorosi economisti senza anima che hanno ridotto tutto ad una questione di fredda contabilità.
Il soggetto della partecipazione esiste. Ora i partiti non sono i soli soggetti della politica, ma anche i movimenti. Un protagonista in più, che vuole incontrare con pari dignità i partiti e le istituzioni, riproporre la propria legge di iniziativa popolare che il governo non volle discutere e aprire il grande tema della costituzionalizzazione dei beni comuni.
I referendum sull'acqua ci segnala un cambiamento epocale il cui motore è stata l'acqua. Prendetene atto e non parlate sempre da contabili.
Emilio Molinari
15.6.2011









 
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giovedì 16 giugno 2011

Il fotovoltaico in Italia vale già come 5 centrali nucleari

http://gogreen.virgilio.it/news/ambiente-energia/fotovoltaico-centrali-nucleari.html?shrbox=facebook

Intervista a Emilio Molinari sul perchè abbiamo vinto i referendum

Emilio Molinari, milanese, già presidente del Comitato Italiano per il Contratto Mondiale dell'Acqua (CICMA), è felice, dopo essersi a lungo battuto per la tutela dell'oro blu, oggi può festeggiare: «Credo che il risultato dei referendum dica chiaramente che l'acqua è un bene comune non consegnabile al profitto, i cittadini hanno voluto dire 'Fermi tutti, ora parliamo noi'».

A scrutini ancora in corso, emerge in primis il raggiungimento del quorum con il 57% degli aventi diritto che si è recato alle urne. Un obiettivo che non veniva centrato dal lontano 1995, allora sul piatto c'erano dodici quesiti, fra cui privatizzazione Rai, concessioni tv e rappresentanze sindacali. Un successo che può vantare un plebiscito del sì che, nella sola Milano, non scende mai sotto il 90% di consensi.

Ma come mai questa chiamata referendaria ha smosso gli italiani più di tante altre? «Credo che la questione del nucleare abbia smosso le cose - spiega Molinari - in generale gli argomenti trattati hanno a che fare con le nostre vite, riguardano tutti, nessuno escluso. È emersa una spaccatura fra ciò che sente la gente e le leggi proposte dal Governo».

Un referendum che non è politico, precisa Molinari: «Credo che la politica non si aspettasse un risultato del genere. Ce n'è per tutti: il Governo si vede cassare tre leggi, (ndr. Legittimo impedimento, energia nucleare e privatizzazione gestione idrica) ma pure l'opposizione deve riflettere sul segnale delle urne. Neanche a sinistra c'è mai stata una seria riflessione sulle risorse che vengono meno o su una certa vocazione liberista a ogni costo».

L'acqua, bene che in Lombardia di certo non manca, è una delle risorse da tutelare, spiega Molinari - che nel 2009 ha vinto il premio Elsa Morante per la Comunicazione Scientifica con Acqua, argomenti per una battaglia (Punto Rosso, 2007, pagg.206, 6 Eu) - «Non si può non riflettere su questo povero grande fiume che è il Po, a cui chiediamo tanto, troppo. Serve una nuova attenzione al territorio, fatta di azioni e non parole».

Ma qual è l'elemento che ha coagulato l'attenzione di italiane e italiani sui questi referendum? «Inutile negarlo, gli eventi del Giappone hanno rafforzato una presa di coscienza diffusa - ammette Molinari - però l'acqua, più d'ogni altro quesito, ha dato alla gente il senso dell'azione collettiva, di essere parte di una comunità che vuole partecipare».

Ad aiutare la conoscenze dei quesiti, ben più dei media tradizionali, un mix di comunicazione on e off-line: «C'è stato Internet con Facebook e Twitter e molto passaparola». Una pausa e prosegue: «Sa cosa mi ha stupito? Vedere quattro persone anziane raccomandarsi di andare a votare, mi è parso proprio un bel segnale di partecipazione». Perchè, in fondo, preoccuparsi dell'acqua oggi, vuol dire pensare a chi quell'acqua potrà berla domani e a che condizioni.

martedì 14 giugno 2011

Capire la guerra moderna per non regalarle cuori e menti

Pace in corso (di formazione) - 2° edizione

Progetto Lavori in corso: Pace, Ecologia, Intercultura

 Capire la guerra moderna

 per non regalarle cuori e menti


  Promuovere cultura di pace

  perché un altro mondo sia possibile 

________________________________________________

Vicenza, Marzo / Giugno 2011


Cara amica, caro amico,

ci è grato sottoporre al tuo interesse queste iniziative - corso e seminario -, proposte dal Laboratorio Pace del primolunedìdelmese.
Esse trattano di temi cruciali per il futuro dell'umanità e del pianeta, e, nello specifico, del nostro territorio vicentino.
In questo secondo corso, ai tradizionali incontri di approfondimento abbiamo affiancato altrettante serate a carattere più testimoniale.
Quindi, all'indomani dell'ultimo incontro, è programmato un seminario, in cui sviluppare un confronto fra istituzioni locali ed associazionismo, per costruire insieme una "agenda di pace" per la città di Vicenza.
Sotto e nel "volantone" allegato trovi il programma dei 2 eventi, con le "domande più frequenti" al riguardo.
Ti saremo molto grati di divulgare questa documentazione alle persone che riterrai interessate.
Il corso avrà inizio a fine Marzo: per questo, ti preghiamo di darci subito un segnale del tuo, eventuale interesse a parteciparvi: ci consentirà di organizzarlo al meglio!
Allo scopo, in allegato trovi anche la scheda dati individuali che, nel caso, ti preghiamo di restituirci compilata a questo indirizzo di posta elettronica.
Siamo a tua disposizione per ogni chiarimento in merito, ai recapiti sotto indicati.
Grazie e cordiali saluti.




Programma del corso


  • Venerdì 25 Marzo 2011 - ore 18:00 / 22:30

Saluto inaugurale: Giovanni Giuliari, Assessore alla Pace, Comune di Vicenza

Perché questo corso: Marco Cantarelli, coordinatore.

L’Italia gioca in Difesa: un fiorente complesso militar-industriale; un riarmo  poco trasparente; "nuovi" soldati e missioni internazionali; il tramonto silenzioso del servizio civile.

Francesco Vignarca, coordinatore della Rete Italiana per il Disarmo; autore, con Massimo Paolicelli, de Il caro armato. Spese, affari e sprechi delle Forze Armate italiane, edizioni Altreconomia, rivista di cui è anche redattore.

Discussione, web surfing, legenda, audiovisivi; buffet comunitario; in chiusura, valutazione dell'incontro.


  • Venerdì 8 Aprile 2011 - ore 20:30 / 23:00

Oltre la danza macabra: testimonianze di pace fra palestinesi ed israeliani.

Luisa Morgantini, tra le fondatrici dell'associazione delle Donne in Nero contro la Guerra e la Violenza.

Discussione, web surfing, legenda, audiovisivi; in chiusura, valutazione dell'incontro.


  • Venerdì 6 Maggio 2011 - ore 18:30 / 22:30

Guerre e guerriglie nell'era della globalizzazione: come cambiano dottrine e strategie militari.

Gastone Breccia, docente di Storia bizantina all'Università di Pavia; autore-curatore de L'arte della guerra. Da Sun Tzu a Clausewitz, Einaudi; collaboratore della rivista Limes.

Discussione, web surfing, legenda, audiovisivi; buffet comunitario; in chiusura, valutazione dell'incontro.


  • Venerdì 20 Maggio 2011 - ore 20:30 / 23:00

L'Islam e la nonviolenza: la pratica di Badshah Khan.

Adel Jabbar, sociologo dei processi migratori e interculturali, Studio RES, Trento.

Discussione, web surfing, legenda, audiovisivi; in chiusura, valutazione dell'incontro.


  • Venerdì 3 Giugno 2011 - ore 18:30 / 22:30

L'esportazione di armamenti come volàno dello "sviluppo"? I non invidiabili records dell'Italia e dell'Europa.

Giorgio Beretta, caporedattore di Unimondo.org, coordinatore della campagna di pressione sulle "banche armate".

Discussione, web surfing, legenda, audiovisivi; buffet comunitario; in chiusura, valutazione dell'incontro.


  • Venerdì 17 Giugno 2011 - ore 20:30 / 23:00

Il movimento per la pace: fiume carsico? Successi, insuccessi, riflessioni, sfide, a 10 anni da Genova.

Monica Lanfranco, giornalista e formatrice sulle problematiche di genere.

- Discussione, web surfing, legenda, audiovisivi; in chiusura, valutazione dell'incontro.

 

 

Programma del seminario


  • Sabato 18 Giugno, ore 9:30 / 17:30 (con pausa pranzo).

Un'agenda di pace per Vicenza: idee, proposte, progetti.

Giovanni Giuliari, Assessore alla Pace, e rappresentanti delle associazioni.



 

Domande più frequenti


 
  • Chi siete?

Il primolunedìdelmese è la più longeva esperienza nel suo genere nella città del Palladio: dall’Aprile del 1998 abbiamo, infatti, realizzato oltre un centinaio di incontri di riflessione su tematiche di attualità ed assemblee di coordinamento. Ingredienti di base della nostra proposta formativa alla cittadinanza sono: la qualità degli interventi; l'approfondimento delle problematiche e la ricerca di soluzioni concrete alle stesse; l'apertura al confronto, la curiosità intellettuale e il pluralismo socioculturale (non necessariamente il punto di vista dei relatori rappresenta quello dei promotori); i toni pacati del dibattito, lontani anni luce da certi programmi televisivi; lo stile partecipativo, la consapevolezza della responsabilità sociale, il senso etico del nostro impegno.


Il pldm (abbreviato) non è una nuova associazione, non ha tessere, né statuti, ma semplici regole condivise dai partecipanti. Pur restando aperto al contributo di tutti, esso è frutto di un coordinamento ad hoc di varie realtà, impegnate nella costruzione di una società più giusta e umana, nella salvaguardia dell’ambiente, nella solidarietà e cooperazione internazionali, nella difesa dei diritti umani e civili, nella lotta per la pace nel mondo.


In un panorama, da un lato, segnato da scarsa informazione sulla realtà, tergiversazione dei contenuti, scadimento generale delle forme comunicative, e, dall'altro, dall'assenza di politica, intesa nel senso più nobile del termine, e dalla sua perdita di contatto con la concretezza di persone e territori, il pldm è uno dei pochi spazi di riflessione e partecipazione, aperti a tutti, nella nostra città.


In tal senso, concepiamo la nostra proposta come un servizio alla cittadinanza tutta, in particolare a quella organizzata nel variegato mondo dell'associazionismo. Quel che ci preme è favorire un confronto sui temi trattati, nel rispetto del pluralismo e senza remore. In tal senso, rigore metodologico, dialogo e condivisione di esperienze, rappresentano, al contempo, il fine e il mezzo dell'iniziativa.


Il pldm è organizzato e coordinato dall'associazione Alternativa Nord-Sud per il XXI secolo (ANS-XXI ONLUS); ed è sostenuto e promosso da: CGIL; CISL; LEGAMBIENTE, circoli di Vicenza e Parco del Retrone; Loma Santa (Terra Promessa); Progetto Sulla Soglia (Rete Famiglie Aperte, Cooperativa Sociale Tangram, Cooperativa Sociale Insieme); Gruppo Sud-Nord Araceli.


Il Laboratorio Pace del pldm è un gruppo di lavoro, che si vuole agile e concreto, privo di funzioni o finalità di rappresentanza, aperto al contributo di tutti.


  • Perché questo corso?

Le due guerre mondiali combattute nel Novecento, le lotte di liberazione dal colonialismo e dall’imperialismo nei Paesi del Terzo Mondo nel dopoguerra, la Guerra Fredda fondata sull’equilibrio del terrore atomico, hanno plasmato l’immaginario collettivo sul tema per decenni.

Ma, oggi, anche le guerre non sono più come quelle di una volta...

Nei tanti conflitti che pullulano nel mondo, sempre meno si combatte per la conquista di territori quanto per il controllo delle risorse naturali o, comunque, per obiettivi politico-economici, chiave per i mercati globali attuali.

Più che fra nazioni, gran parte dei conflitti oggi si scatenano all’interno degli Stati stessi. Venuto meno il monopolio statale della violenza, a scontrarsi sono fazioni armate che rappresentano gli interessi di gruppi etnici, sociali, religiosi. Le frontiere non costituiscono più un argine, né ci sono linee del fronte da sfondare. I nuovi campi di battaglia sono, piuttosto, città e villaggi, dove spesso diventa difficile, se non impossibile, distinguere fra civili e militari, nonostante il ricorso alle più sofisticate tecnologie; o dove il terrorismo, proprio per la sua brutalità, disconosce tali differenze.

La durata stessa dei conflitti va ormai oltre ogni ragionevole, umana sopportazione. Fondamentale, in tal senso, è il ruolo dei mass-media nel forgiare il consenso dell’opinione pubblica a favore degli interventi militari; o nel far approvare bilanci della “difesa” sempre più gonfiati e mascherati. Del resto, mai come oggi economia civile e militare appaiono intrecciate.

La guerra moderna, insomma, sembra non conoscere più limiti geografici, naturali, temporali, tecnologici; è diventata tanto pervasiva quanto normale nella sua quotidianità, al punto che non è facile discernere fra stato di guerra e di pace...

Di fronte a tali, profondi e rapidi mutamenti, anche il dizionario della pace va aggiornato. È quel che ci proponiamo di continuare a fare con questo secondo corso.


  • Perché a Vicenza?

La nostra città è  già oggi - e pare destinata ad esserlo ancora di più in futuro - una delle città più militarizzate al mondo, con un altissimo rapporto fra abitanti civili e personale militare e ausiliario, straniero ed italiano. Il suo territorio è disseminato di basi militari, che fungono, tra l’altro, da retroguardia logistica dei conflitti bellici attualmente in corso in Asia, da direzione strategica nella difesa degli interessi geopolitici ed economici dell’Occidente in Africa, da centro di formazione militare di personale italiano e di altri Paesi.

Il corso si propone, pertanto, di incrementare la consapevolezza da parte della cittadinanza vicentina del ruolo svolto dalla nostra città in tali contesti globali. Giacché una migliore conoscenza delle modalità e finalità degli attuali conflitti può anche evitare di “regalare cuori e menti ai signori della guerra”.


  • A chi si rivolge il corso?

A tutte le persone interessate, anche non “addette ai lavori”, nella prospettiva di far tesoro delle conoscenze acquisite nel proprio ambito di impegno sociale, educativo e culturale.


  • A chi si rivolge il seminario?

A tutte le persone interessate a costruire un'agenda di pace a Vicenza, in un costruttivo dialogo fra enti e istituzioni locali, e società civile organizzata.


  • Come sono strutturati gli incontri del corso?

La metodologia degli incontri è improntata alla massima partecipazione: essa combina modalità conferenziali, discussioni, proposte multimediali, collegamenti a Internet, proposte di lettura, video e musica, sui temi trattati.


  • Com'è strutturato il seminario?

Anche il seminario è ispirato a dinamiche partecipative, con lavori di gruppo e assembleari.


  • Che ne è della documentazione prodotta?

Tutta la documentazione prodotta e disponibile viene inviata via e-mail ai partecipanti dopo ogni incontro e prima del successivo. Tutti gli incontri vengono audio- e/o videoregistrati, in formato digitale. Per copiare i relativi files è sufficiente disporre di una memoria di massa portatile (chiavetta USB).


  • Cosa vuol dire "buffet comunitario"?

Oltre all’importante aspetto gastronomico, si tratta di un momento forte di socializzazione che ha luogo fra la prima e la seconda parte del'incontro. In pratica, ogni corsista porta da casa delle vivande da far assaggiare agli altri partecipanti. Piatti, posate, bicchieri, tovaglioli e acqua sono forniti dall’organizzazione.


  • Cosa vuol dire "web surfing"?

Significa che in quel momento si andrà alla ricerca di siti web di interesse sui temi trattati, mediante collegamento diretto ad Internet.


  • Cosa vuol dire "legenda"?

Dal latino: “cose da leggere”; in tale spazio, verrà proposto l’ascolto di un breve brano, ritenuto significativo da uno/a dei corsisti.


  • Come viene monitorato il corso?

Al termine di ogni incontro, i corsisti sono invitati a compilare, in forma anonima, una scheda di valutazione dell’incontro. Le schede, rielaborate e sintetizzate, vengono poi rispedite a tutti i corsisti via e-mail. A fine corso, è prevista una verifica generale e collettiva, in un incontro che sarà convocato ad hoc. La valutazione servirà anche a programmare meglio futuri incontri di questo tipo.


  • Devo confermare, di volta in volta, la mia partecipazione agli incontri?

Prima di ogni incontro, ai corsisti viene inviata una comunicazione via e-mail. È gradito riscontro alla stessa. Altrettanto gradita è la segnalazione dell'eventuale impossibilità di partecipare all’incontro.


  • Quando si svolge il corso?

Tutti gli incontri del corso si svolgono di Venerdì.

Il primo incontro, del 25/3, inizia, eccezionalmente, alle ore 18:00 e si conclude alle 22:30.

Gli incontri del 6/5 e 3/6 iniziano, invece, alle 18:30 e terminano alle 22:30.

Questi tre incontri sono inframezzati dal buffet comunitario.

Gli incontri, invece, dell'8/4, 20/5 e 17/6, iniziano, invece, alle ore 20:30 e terminano alle 23:00 circa.

A differenza degli altri, questi tre incontri non prevedono buffet.

Si raccomanda puntualità!


  • Quando si svolge il seminario?

Sabato 18 Giugno, dalle ore 9.30 alle 17:30, con pausa pranzo.


  • È richiesto un numero minimo di partecipanti perché il corso abbia luogo?

Sì, 25 persone.


  • È richiesto un numero minimo di partecipanti perché il seminario abbia luogo?

No.


  • C'è un "tetto" alla partecipazione al corso e al seminario?

Sì, la sala non può contenere più di 99 persone.


  • Dove si svolgono gli incontri?

Tutti gli incontri si svolgono presso la Cooperativa Insieme, via B. Dalla Scola 253, Vicenza (ampio parcheggio nelle immediate vicinanze).


  • Quanto costa partecipare al corso?

Per partecipare al corso, ai sensi di legge, bisogna iscriversi allo stesso: l’iscrizione costa 5 (cinque) euro, equivalenti al costo della tessera annuale di ANS-XXI ONLUS.

Come contributo alle spese è richiesta una quota di frequenza di 55 (cinquantacinque) euro.

Costo totale: 60 (sessanta) euro.


  • Quanto costa partecipare al seminario?

Niente. Per chi si ferma a pranzo (che va confermato in anticipo), menù fisso presso il bar della Cooperativa al costo di 15 (quindici) euro.


  • Sono previsti sconti?

No; nei fatti, le quote sono già scontate, giacché coprono in minima parte i costi reali.

Tuttavia, le persone interessate al corso, ma in difficoltà economiche, possono farle presenti all’organizzazione: massima discrezione garantita.


  • Ci si può iscrivere a singoli incontri?

Posto che il corso ha un suo filo conduttore ed è, quindi, raccomandata la partecipazione a tutti gli incontri, sì, è possibile iscriversi ai soli incontri dell'8/4, 20/5 e 17/6.

L'iscrizione a uno di essi costa 15 euro; a due di essi, 25 euro; a tutti e tre gli incontri, 33 euro.

I sottoscrittori della nuova pldm-card (€ 15) pagano solo 10 euro per il secondo incontro e 8 euro per il terzo.


  • Come posso iscrivermi?

Restituendoci compilata la scheda dati individuali, allegata. Se non l’hai ricevuta, contattaci ad uno dei recapiti sotto indicati. È garantito il rispetto della privacy.


  • Come posso versare le quote?

I versamenti possono essere effettuati:

- in contanti o assegno; sarà rilasciata ricevuta.

- all’ufficio postale, mediante versamento sul conto corrente postale n. 36824365, intestato a ANS-XXI, via Riviera Berica 631, 36100 Vicenza.

- via postagiro o bonifico bancario, effettuato anche online; codice IBAN IT79 X076 0111 8000 0003 6824 365.

Per tutte le modalità di versamento, indicare nella causale: Pace in corso 2011, con eventuale indicazione delle date prescelte.

Ti preghiamo di segnalare all’indirizzo primolunedidelmese@virgilio.it l’avvenuto versamento, indicando, qualora non l’avessi già fatto nella scheda di iscrizione, i tuoi dati: cognome e nome, indirizzo, recapiti telefonici e gestore di telefonia mobile, e-mail, eventuali annotazioni. Sarà inviata conferma del ricevimento delle quote.


  • C'è una scadenza per iscriversi e versare le quote?

Per quanto riguarda il corso, termine ultimo per iscrizioni e relativi versamenti: 15 Marzo 2011.

Per iscriversi al seminario, il 31 Maggio 2011.

Ma, per consentirci di organizzare al meglio le cose, per favore, non aspettare l’ultimo momento...


  • Se non si raggiunge il “quorum”?

Il corso non si farà e i soldi versati saranno restituiti.


  • Nel caso in cui non possa partecipare a uno o più incontri, ho diritto a qualche rimborso?

No, giacché l’organizzazione deve, comunque, far fronte alle spese sostenute per quell'incontro.


  • Nel caso in cui, per motivi organizzativi, non si tengano uno o più incontri, ho diritto a qualche rimborso?

Sì, al netto delle spese eventualmente sostenute.


  • Viene rilasciato un attestato di frequenza?

Sì, dal valore simbolico, ai corsisti che abbiano partecipato a tutti gli incontri e che ne facciano richiesta.


  • Per saperne di più?

3470432977

primolunedidelmese@virgilio.it

info@ans21.org

Per scarivare il volantone con il programma del corso e le "domande più frequenti", clicca qui.



Ultimo aggiornamento ( 04/06/2011 16:38 )
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Agenda
Pace in corso
 
(di formazione)
 
 
Venerdì 17 Giugno 2011
ore 20:30 / 23:00

Il movimento per la pace
a 10 anni da Genova

Monica Lanfranco

---
 
Sabato 18 Giugno 2011
ore 14:30 / 17:45
 
seminario
 
Un'agenda di pace
per Vicenza:
idee, proposte, progetti.

Giovanni Giuliari
Assessore alla Pace
 
Rappresentanti delle associazioni.
 
Gli incontri
si svolgono presso la
Cooperativa Insieme
via B. Dalla Scola 253
36100 Vicenza
 
 
 Per saperne di più: info@ans21.org


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Nicaragua / Analisi mensile della congiuntura: Maggio 2011

Fulmini a ciel sereno nella campagna elettorale

In Nicaragua, nei mesi di Aprile e Maggio, prima dell'arrivo dell'inverno tropicale con le sue sospirate piogge, il caldo si fa soffocante, tanto da acuire le tensioni nelle relazioni umane. In tale clima, che è anche elettorale, il governo ha dovuto affrontare, in anticipo sui tempi meteorologici, un temporale, con fulmini e saette, che ha messo a nudo le gravi implicazioni che l'attuale modello politico ha sull'amministrazione pubblica.


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