giovedì 10 gennaio 2013

Faber, io ricordo che facevi nascere i vitellini....

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LE GRANDI STORIE D'AMORE: FABRIZIO E DORI
da "Il Mattino" di Napoli del 21/08/02
“ecco a voi direttamente da casa mia, Dori Grezzi”.
Sua moglie, la sua corista, Fabrizio De Andrè, la presentava cosi,accendendo l’ultima sigaretta sul palco. Negli anni '70 ,Dori era stata una da hit parade. A Mosca gli ammiratori avevano cinto d’assedio il suo albergo, scambiandola per Brigitte Bardot. Bionda, bella, grintosa.Adesso era contenta di fare la corista del marito poeta: Fabrizio la conobbe nel ’74,quando lei cantava con la voce negra di Wess,”Voglio stare con te”.
Lei disse che nei primi tempi, lui la tradì. Non era facile vivere con Fabrizio, anarchico pacifista, nato vincente e schierato con i perdenti, solitario da cento amici e da cento bottiglie svuotate anche mezz’ora  prima dei concerti.
Non ce l’aveva fatta neanche Maritza l’istriana, generoso amore giovanile. Quando Maritza rinunciò, si fece tutti gli amici di Fabrizio:non per vendetta ,era cosi.
A lui piacque e di quella bocca di rosa,fece persino un poema in musica. Persino una tosta come Enrica Mignon detta Puny, la prima moglie di Fabrizio,dopo dieci anni alzò le mani e si ritagliò il ruolo dell’amica. Eppure Faber diceva che era una donna albero. Cristiano il loro figlio, ne soffrì.
Crebbe musico e poeta, nell’ombra ossessiva del padre geniale.
Ebbero una figlia , Fabrizio e Dori. La battezzarono come Luisa Vittoria, accorciato in Luvi. La battezzarono perché il rosario del poeta era laico, ma rispettoso. La prima volta aveva voluto sposarsi in chiesa. Ripeteva:”Cristo come filosofo è stato il più grande degli anarchici”. Difficile vivere con Fabrizio. Però Dori, parola di lui, aveva “tutte le caratteristiche della donna orientale, pur essendo nata a Lentate sul severo. ”Quel riferimento beffardo alle geisha intendeva descrivere forza, silenzio, comunanza, rispetto.
Un giorno capitarono in Sardegna,e non la lasciarono più. Comprarono un’isola di terra a Tempio Pausania e ne fecero una fattoria ,l’Agnata. A volte Fabrizio scendeva ad aiutare i pescatori con le reti. A volte ,aiutava i vitelli a nascere. Piantava gli alberi.
Diventò amico dei sardi,prese li la residenza. Contraddittorio, mai incoerente, una volta votò per un candidato Dc, ”perché era la persona più per bene”. Anche questo era l’anarchico pedinato a Genova per sette anni dalla polizia segreta.
La notte del 27 agosto del 1979, tre mascherati, bloccarono la loro macchina, davanti all’Agnata  e li portarono via. Fabrizio e Dori furono tenuti bendati nelle foreste della Gallura, 117 giorni,a vvolti attorno agli alberi.
Riuscirono a far l’amore. Fabrizio parlava di politica al suo carceriere, un ex comunista. Dopo un mese non resisteva più. Seppellì una scatoletta di tonno, dal bordo reso tagliente sfregandolo contro una pietra. Voleva usarla per tagliarsi le vene. Dori lo convinse a tener duro, parlandogli di Luvi.
Lo obbligò a giocare con i sassi e i tappi delle bottiglie. Costruì un mazzo di carte con le scatole dei cerini. Sapeva che le complicate ragioni di un poeta, hanno una loro semplicità. I rapitori chiesero l’inevitabile riscatto. A pagare i 600 milioni di riscatto, fu il padre di Fabrizio, l’ingegnere Giuseppe,c apo dell’eridania, il ricco borghese allievo di Croce.
Dori e Fabrizio furono liberati prima di Natale, con precedenza alle donne perché i banditi sardi sono galanti e  prudenti.
Più che la pena condivisa, fu la specchiata dignità a rafforzare il loro legame. Dori riprese a cantare. Incise un album bello dedicato alla figlia, Mama Do-dori. L'etichetta era quella della Fado, iniziali di Fabrizio e Dori. Quando Dori torno a Sanremo, nel’83, Fabrizio era davanti alla tv. Era diventata più brava. Ma nel 1990, decise di smettere, fare la corista di Fabrizio le bastava.
Difficile vivere con Fabrizio anche se si è allenati. Letture notturne, whisky e chitarre, compagni strambi, racconti sulle bagasce. Ogni tanto, viaggiava per il mediterraneo.”Sa essere tenero se vuole”, diceva Dori. Era in Sardegna nell’estate del ’98, quando quel dolore alla schiena diventò intollerabile: un tumore. ”E’ un ‘ernia al disco, guarirà presto”, diceva Dori agli amici.
Fabrizio le diceva: ”Non farmi addormentare, ho paura di non svegliarmi.” Lo tenne sveglio per quattro giorni e quattro notti, finchè Fabrizio mori, l’11 gennaio.
La fine di un poeta fu dato in apertura dei tg, senza troppo approfondire, non conveniva far capire che le sue nuvole in musica cantavano il popolo contro il potere che le nuvole dei suoi versi rappresentavano i potenti attestati tra la gente e il sole, tra la gente e la pace.
Ai funerali risono l’Ave maria in sardo.LA sera,Dori è sola……
grazie a Raffaella Pirozzi per aver fornito questo articolo

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