LE
GRANDI STORIE D'AMORE: FABRIZIO E DORI
da "Il Mattino" di Napoli del 21/08/02
da "Il Mattino" di Napoli del 21/08/02
“ecco a voi
direttamente da casa mia, Dori Grezzi”.
Sua moglie, la
sua corista, Fabrizio De Andrè, la presentava cosi,accendendo
l’ultima sigaretta sul palco. Negli anni '70 ,Dori era stata una
da hit parade. A Mosca gli
ammiratori avevano cinto d’assedio il suo albergo, scambiandola
per Brigitte Bardot. Bionda, bella, grintosa.Adesso era contenta
di fare la corista del marito poeta: Fabrizio la conobbe nel
’74,quando lei cantava con la voce negra di Wess,”Voglio stare
con te”.
Lei disse che
nei primi tempi, lui la tradì. Non era facile vivere con
Fabrizio, anarchico pacifista, nato vincente e schierato con i
perdenti, solitario da cento amici e da cento bottiglie svuotate
anche mezz’ora
prima dei concerti.
Non ce
l’aveva fatta neanche Maritza l’istriana, generoso amore
giovanile. Quando Maritza rinunciò, si fece tutti
gli amici di Fabrizio:non per vendetta ,era cosi.
A lui piacque e
di quella bocca di rosa,fece persino un poema in musica. Persino
una tosta come Enrica Mignon detta Puny, la prima moglie di
Fabrizio,dopo dieci anni alzò le mani e si ritagliò il ruolo
dell’amica. Eppure Faber diceva che era una donna albero.
Cristiano il loro figlio, ne soffrì.
Crebbe musico e
poeta, nell’ombra ossessiva del padre geniale.
Ebbero una
figlia , Fabrizio e
Dori. La battezzarono come Luisa Vittoria, accorciato in Luvi. La
battezzarono perché il rosario del poeta era laico, ma
rispettoso. La prima volta aveva voluto sposarsi in chiesa.
Ripeteva:”Cristo
come filosofo è stato il più grande degli anarchici”.
Difficile
vivere con Fabrizio. Però Dori, parola di lui, aveva “tutte le
caratteristiche della donna orientale, pur essendo nata a Lentate
sul severo. ”Quel riferimento beffardo alle geisha intendeva
descrivere forza, silenzio, comunanza, rispetto.
Un giorno
capitarono in Sardegna,e non la lasciarono più. Comprarono
un’isola di terra a Tempio Pausania e ne fecero una fattoria
,l’Agnata. A volte Fabrizio scendeva ad aiutare i pescatori con
le reti. A volte ,aiutava i vitelli a nascere. Piantava gli alberi.
Diventò amico
dei sardi,prese li la residenza. Contraddittorio,
mai incoerente, una volta votò per un candidato Dc, ”perché era la
persona più per bene”. Anche questo era l’anarchico pedinato a
Genova per sette anni dalla polizia segreta.
La notte del 27
agosto del 1979, tre mascherati, bloccarono la loro macchina,
davanti all’Agnata e
li portarono via. Fabrizio e Dori furono tenuti bendati nelle
foreste della Gallura, 117 giorni,a vvolti attorno agli alberi.
Riuscirono a
far l’amore. Fabrizio parlava di politica al suo carceriere, un ex
comunista. Dopo un mese non resisteva più. Seppellì una
scatoletta di tonno, dal bordo reso tagliente sfregandolo contro
una pietra. Voleva usarla per tagliarsi le vene. Dori lo convinse a tener
duro, parlandogli di Luvi.
Lo obbligò a
giocare con i sassi e i tappi delle bottiglie. Costruì un
mazzo di carte con le scatole dei cerini. Sapeva che le complicate
ragioni di un poeta, hanno una loro semplicità. I rapitori chiesero l’inevitabile
riscatto. A pagare i 600
milioni di riscatto, fu il padre di Fabrizio, l’ingegnere
Giuseppe,c apo dell’eridania, il ricco borghese allievo di Croce.
Dori e Fabrizio
furono liberati prima di Natale, con precedenza alle donne perché
i banditi sardi sono galanti e
prudenti.
Più che la
pena condivisa, fu la specchiata dignità a rafforzare il loro
legame. Dori riprese a cantare. Incise un album bello dedicato
alla figlia, Mama Do-dori.
L'etichetta
era quella della Fado, iniziali di Fabrizio e Dori. Quando Dori
torno a Sanremo, nel’83, Fabrizio era davanti alla tv. Era
diventata più brava. Ma nel 1990, decise di smettere, fare la
corista di Fabrizio le bastava.
Difficile
vivere con Fabrizio anche se si è allenati. Letture notturne,
whisky e chitarre, compagni strambi, racconti sulle bagasce. Ogni
tanto, viaggiava per il mediterraneo.”Sa essere tenero se
vuole”, diceva Dori. Era in
Sardegna nell’estate del ’98, quando quel dolore alla schiena
diventò intollerabile: un tumore. ”E’ un ‘ernia al disco,
guarirà presto”, diceva Dori agli amici.
Fabrizio le
diceva: ”Non farmi addormentare, ho paura di non svegliarmi.”
Lo
tenne sveglio per quattro giorni e quattro notti, finchè Fabrizio
mori, l’11 gennaio.
La fine di un
poeta fu dato in apertura dei tg, senza troppo approfondire, non
conveniva far capire che le sue nuvole in musica cantavano il
popolo contro il potere che le nuvole dei suoi versi
rappresentavano i potenti attestati tra la gente e il sole, tra la
gente e la pace.
Ai
funerali risono l’Ave maria in sardo.LA sera,Dori è sola……
grazie
a Raffaella Pirozzi per aver fornito questo articolo
Nessun commento:
Posta un commento